14112024Headline:

Lo “Sblocca Italia” privatizza l’acqua

acquedottoL’acqua il “bene comune per eccellenza” , rappresenta l’alto esempio di come un diritto inalienabile può diventare merce su cui lucrare per l’arricchimento di pochi a scapito dei tanti. Il referendum del 2011 , con il suo eccezionale risultato popolare , ha posto l’acqua tra i diritti da tutelare sottraendola agli interessi tecnocratici e economici e la reazione dei mercificatori dei diritti non si fece attendere. Da quel risultato tutti i Governi hanno tentato di reintrodurre ciò che il referendum aveva cancellato e tutti i tentativi sono stati annientati dalla forza dei movimenti per l’acqua e dai ricorsi alla Corte Costituzionale .

Anche l’attuale Governo Renzi con lo “Sblocca Italia” , appena votato alla Camera dei Deputati, seppure con diverso linguaggio, si pone tra coloro che travolgendo diritti e sottraendo i beni delle Comunità giungono persino a mercificare l’acqua. Lo “Sblocca Italia” ha il chiaro intento di cancellare la volontà popolare e quelle aggregazioni dei diritti che si sono costruite nei territori e dentro le Comunità , con l’evidente proposito di ridurre i presidi di democrazia locali e diffusi. E con l’articolo 7 del decreto si modifica quella parte del Testo Unico Ambientale ( D.lgs 152/2006 ) che riguarda la gestione del servizio idrico e si impone il gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale scelto obbligatoriamente tra chi già gestisce il 25% della popolazione che insiste su quel territorio , introducendo anche l’obbligo per un gestore subentrante di corrispondere all’uscente un rimborso secondo i criteri industriali calcolati dall’autorità per energia elettrica e gas.

La strada si fa obbligata: le grandi aziende e le multiutilities, quotate in borsa, saranno i futuri gestori allontanando dal controllo locale dei cittadini e dei consigli comunali la gestione del servizio e introducendo quei criteri di mercato che privatizzano l’acqua. Poi la legge di stabilità garantisce a quegli enti che decideranno di vendere a privati le loro azioni o di quotarle in borsa, di poter liberamente usare i proventi al di fuori del patto di stabilità costringendo i sindaci a mettere in vendita i beni primari delle comunità per consentire il minimo di funzionamento ordinario dell’ente. Un processo di aggregazioni/fusioni che vedrà Acea,Iren,Hera, A2A già collocate in borsa, accaparrarsi tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali e energetici per condurli dentro gli interessi delle lobby politico-finanziarie sottraendoli alle comunità. Strappare i beni primari alle comunità , cancellare il protagonismo dei cittadini privandoli di strumenti di controllo è imposizione, limitazioni alle libertà individuali e sottrazione di ricchezze dei luoghi.

La storia si ripete e ancora una volta per garantire gli interessi dei mercati e delle lobbies si costruisce il piano di aggressioni ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere e si favorisce la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni alla ricerca di idrocarburi , costruzioni di gasdotti e deregolamentazioni delle bonifiche. Continuità con quel passato che mira alla privatizzazione dell’acqua e dove comunità e governi locali che resistono diventano avversari da attaccare e annientare.

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