L’allarme lo lancia la Coldiretti. Siamo diventati improvvisamente importatori di castagne. La grave situazione determinata dall’infestazione di cinipide e dall’andamento climatico non favorevole delle ultime annate nei castagneti italiani ha portato infatti a una forte riduzione della produzione, oscillante in molti territori tra un -50 per cento ed un -90 per cento, e al “boom” delle importazioni di castagne che spesso, magicamente, diventano italiane.
Un fenomeno di immigrazione clandestina, che stavolta non riguarda gli extracomunitari, bensì uno dei frutti più pregiati che produce (o produceva) lo Stivale. La produzione media di castagne annualmente realizzata in Italia tra il 1999 ed il 2007 era infatti pari a 53,7 milioni di chilogrammi e che stime attendibili la danno ridotta a meno di un terzo negli ultimi anni, con il raccolto 2014 ai livelli più bassi mai registrati.
Di qui l’allarme della Coldiretti. “Il castagno riveste una rilevanza economica e sociale notevole in molte aree collinari e montane del nostro Paese e soprattutto per la provincia di Viterbo” afferma il direttore di Coldiretti Viterbo Ermanno Mazzetti – non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico, oltre a rappresentare la memoria fisica di un tempo in cui non ci si poteva permettere il pane. La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago, determinando un ulteriore indotto economico”.
“L’habitat del bosco di castagno risulta poi fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti. Per queste motivazioni – ricorda il presidente di Coldiretti Mauro Pacifici – è necessario che le istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne e dei derivati per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane. Serve inoltre un codice doganale specifico per la farina di castagne, in modo da poterne monitorare i flussi e l’obbligo di etichettatura di origine per i derivati a base di castagne”.
In attesa di tempi migliori, analizzando i dati di fonte Istat, relativi al 2013, rispetto agli anni precedenti, emerge con evidenza la tumultuosa crescita delle importazioni. I dati dei primi mesi dei 2014 (da gennaio a luglio), mostrano un trend in ulteriore crescita. Le importazioni nel 2013 sono quasi raddoppiate rispetto al 2012, più che triplicate rispetto al 2011, quintuplicate rispetto al 2010. Le castagne importate arrivano principalmente dalla Spagna (11,1 milioni di chilogrammi), dal Portogallo (8,9 milioni di chilogrammi), dall’Albania (3,2 milioni di chilogrammi) e dalla Turchia (2,5 milioni di chilogrammi). Non sono noti invece i dati relativi alle importazioni di farina di castagne, perché non esiste un codice doganale specifico, ma solo un codice relativo alla farina ottenuta da frutti di diverse tipologie.