Il pagamento di tutti i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese è un traguardo ancora distante. Il premier Renzi ha perso la scommessa fatta il 13 marzo scorso nel salotto di Bruno Vespa a Porta a Porta, quando si impegnò a saldare i debiti dello Stato verso le imprese entro l’ultimo giorno d’estate (san Matteo, appunto).
Avremmo certamente preferito festeggiare la vittoria del primo ministro e vedere Vespa in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario (questa la penitenza in caso di sconfitta del giornalista, ndR). Ma, tant’è: san Matteo è passato, l’estate è finita e, stando alla recente rilevazione di Confartigianato, mancano all’appello circa 21,4 miliardi di euro.
Uno studio condotto dall’Associazione di categoria e i risultati di un sondaggio condotto da Ispo per la Confederazione su un campione di piccoli imprenditori che vantano crediti commerciali verso gli Enti pubblici, mostrano che al 21 luglio 2014 sono stati pagati alle aziende 26.139 milioni, pari al 55% dei 47.519 milioni di euro stanziati con i Decreti ‘Sblocca debiti’ del 2103 e con la legge di stabilità 2014. A 163 giorni dalla fine dell’anno, gli imprenditori devono ancora riscuotere 21.380 milioni. In altre parole, malgrado gli sforzi compiuti che hanno portato un calo del 15,4% dei debiti, l’Italia rimane il Paese europeo con la più alta quota di debiti commerciali della Pa, pari al 3,3% del Pil.
Nel frattempo, prosegue la “maratona” degli imprenditori alle prese con la piattaforma web messa a disposizione dal Governo per la certificazione dei crediti. Dalla rilevazione di Confartigianato, all’8 settembre, risultano 15.613 registrazioni che, rispetto al 24 agosto, sono aumentate al ritmo di 49 al giorno. Crescono anche le istanze di certificazione presentate dagli imprenditori: all’8 settembre le richieste sono 56.189, cresciute al ritmo di 252 al giorno rispetto al 24 agosto. Se l’importo medio delle richieste è di 107.762 euro, l’importo complessivo delle richieste di certificazione presentate dalle imprese ammonta a 6.005 milioni, vale a dire 327 milioni in più rispetto al 24 agosto, 22 milioni in più al giorno. La strada da percorrere è ancora lunga: secondo il sondaggio Ispo/Confartigianato, infatti, il 61% degli imprenditori intervistati non conosce l’esistenza della piattaforma governativa per certificare i crediti. Del restante 39% di imprenditori che invece la conosce, solo il 9% l’ha definita uno strumento valido. Tra chi ha deciso di non usarla, prevale lo scetticismo sulla sua efficacia e il timore che la certificazione del credito allunghi i tempi di riscossione.
Mentre sul fronte dei debiti arretrati la situazione è ancora incerta, la situazione dei tempi di pagamento ha registrato da inizio anno un sostanziale miglioramento Il sondaggio in esame rileva che i tempi medi della Pa per saldare le fatture, tra gennaio e settembre 2014 si sono accorciati da 104 a 88 giorni. Stiamo lavorando bene ma siamo ancora lontani dalla soglia imposta dalla legge in vigore dal primo gennaio 2013 che fissa a 30 giorni il termine per i pagamenti nelle transazioni commerciali». Soltanto il 15% degli imprenditori intervistati da Confartigianato dichiara di essere stato pagato entro il termine previsto dalla normativa. Mentre solo l’8% delle imprese sostiene di non aver ancora riscosso il credito. In crescita, invece, dal 12% al 19% la percentuale di imprese che segnala comportamenti anomali da parte della Pa: tra questi, la richiesta di ritardare l’emissione delle fatture, la pretesa di remissione delle fatture, la contestazione pretestuosa dei beni e servizi forniti alla Pa.
L’impegno da parte del Governo e delle imprese è indiscutibile,ma non basta: i debiti finora certificati devono essere pagati, altrimenti ai nostri imprenditori davvero non rimarrebbero altro che i pellegrinaggi. Continuiamo a ripetere che la soluzione più ovvia e semplice sarebbe la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo Stato. Per raggiungere il traguardo sperato, ossia il pagamento dei debiti arretrati con quelli che via via si accumulano, non è necessario recarsi a Monte Senario, come suggerito da Vespa, quanto piuttosto varare il decreto che attua il principio della compensazione.