Si è concluso il ciclo di incontri settimanali, culturali-gastronomici (avviato lo scorso giugno) all’Antico Borgo La Commenda di Montefiascone, in cui si sono alternati illustri studiosi, ricercatori ed artisti che hanno esposto argomenti correlati con la storia della Tuscia nell’ambito di cene i cui menu venivano ‘armonizzati” al tema conduttore. L’ultima serata, tuttavia, ha stupito i numerosi (e, in molti casi, ormai assidui) partecipanti per il curioso mix di argomenti alternatisi, decisamente anomalo rispetto all’impostazione tematica del ciclo stesso.
Inizialmente, la brasiliana Sandra Silva ha presentato il suo secondo romanzo “Confessioni di un travestito brasiliano”, la toccante biografia di Jorge, un uomo nato nel corpo sbagliato. Come si legge nelle note dell’Editore: “Jorge non l’ha chiesto e non l’ha desiderato. È semplicemente la sua natura… Il travestimento diventa, così, un modo per tentare di riavvicinarsi alla sua vera essenza. Ma vivere la piena identità di se stessi non è facile quando si cresce in Brasile e ci si scopre innamorati per la prima volta di un ragazzo del proprio stesso sesso. Jorge si addentrerà lentamente, ma inesorabilmente, nell’ambiente frequentato da persone come lui. Il suo percorso lo porterà ad allontanarsi dalla sua terra natia per raggiungere proprio la nostra Italia, terra di grandi promesse, grandi opportunità, ma anche grandi delusioni…”. Aggiunge l’Avv. Nino Marazzita nella sua introduzione al libro: “Il romanzo è un fiume in piena. Ti lascia senza fiato e ti coinvolge nella vita di Jorge, sempre in bilico tra povertà e ricchezza, sesso e amore, emarginazione e riscatto sociale…”.
Dal secondo (piatto) in poi, ha preso la parola il ceramologo, ceramista e docente all’Accademia Belle Arti di Viterbo, Mario Romagnoli, che ha relazionato sull’evoluzione artistica del boccale da vino nel territorio viterbese dove la produzione e lavorazione della ceramica hanno rappresentato in passato una delle arti più rilevanti sia per la qualità delle maioliche, sia per la bravura degli artisti: da ciò lo sviluppo di numerosi stili e tecniche. Addentrandosi, poi, nello specifico sul “boccale” il pubblico ha potuto conoscere le varietà di decorazioni, colori, forme (e funzioni dell’oggetto relative ad esse) nel periodo fra il XIII fino al XV secolo, con una sorpresa finale sulla cosiddetta ‘panata’ di cui il Romagnoli ha recuperato la “logica funzionale” del suo esistere (il che giustifica i numerosi ritrovamenti nei luoghi di scavo della zona). Infatti, la piccola brocca a due anse, passata in disuso sulle tavole poichè meno semplice, per gli artigiani, da decorare e meno pratica nell’azione della mescita, in realtà, come sostiene Romagnoli, si rivelò estremamente funzionale per “ammolarci” il pane duro e separarlo facilmente poi dall’acqua in cui era immerso, senza l’uso di colini e simili.
E, dunque, quali sono gli elementi che hanno potuto accomunare questi due argomenti?
La natura stessa dei due “protagonisti” di ogni intervento. Infatti, la materia prima del boccale è l’argilla, ma, se si rilegge la storia della creazione dell’uomo secondo i miti antichi dei popoli del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, scopriamo che: in Mesopotamia gli dei creano l’uomo con l’argilla e con il sangue di un dio; in Egitto lo plasmano come si farebbe con un vaso o un mattone; in Grecia il semidio Prometeo lo crea con acqua e terra. E che dire di Adamo? La Genesi 2,7 recita: “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”. Da un punto di vista più evoluzionistico, possiamo accomunare la logica per cui lo sviluppo dei due protagonisti (“guidato” pur sempre da un “artefice”, ceramista o “Architetto supremo” a seconda del caso) sia “funzionale” e coerente alle esigenze della società (e, conseguentemente, della cultura) in cui esso avviene. E quando non è così? Ecco che si solleva una delle irrisolte polemiche esistenziali su quanto sia giusto che l’essere “non conformi” alle usanze e culture del luogo in cui “si è capitati” comporti una necessaria trasformazione (e dunque “finzione” rispetto alla propria natura) per essere integrati in quel sistema.
In realtà, sappiamo che la natura è perfetta: “asse portante” è proprio la biodiversità fondamentale per la vita del pianeta e del cui mantenimento (ad ogni livello) tutti siamo moralmente responsabili. Ogni cosa o essere contribuisce a realizzare l’armoniosa varietà del Tutto che ci circonda. In quest’ottica, ecco che il “diverso” o “ciò che è scomodo” per l’opinione dominante, in realtà ha un suo “posto” e ragione d’essere in ambiti più ristretti o diversi da quelli cui si è abituati a collocarli… così è stato per la “panata”, così è per tutti quelli come Jorge.