Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza diretta di una nostra lettrice particolarmente significativa sui livelli di esasperazione raggiunti, in questi giorni, intorno alla raccolta differenziata dei rifiuti. L’introduzione della raccolta dell’umido ha messo in luce tutti i limiti organizzativi ma soprattutto comunicativi da parte dei responsabili nei confronti dei cittadini. Un intervento senza filtro che vale per tutti e che dovrebbe far riflettere sia i vertici di Viterbo Ambiente sia gli amministratori che hanno (avrebbero) il dovere di controllare e rimediare.
“Viterbo, città medievale a tutti gli effetti. E sì, perché con ogni probabilità ci sterminerà la peste, proprio come accadde nel Medioevo quando il batterio del morbo fu portato dai topi. Noi ne stiamo allevando diverse colonie grazie alla gran quantità di spazzatura che giace per giorni e giorni nelle nostre vie.
Ma come mai? Eppure paghiamo profumatamente tasse sui rifiuti, i camioncini della ditta che si occupa della raccolta passano quotidianamente… Qualcosa non funziona.
Cittadini ineducati? Sì. Servizio raccolta rifiuti urbani inefficiente? Sì. Comune pressoché assente? Sì. Come se queste realtà fossero separate tra loro e, quindi, va a finire che ognuna scarica le responsabilità sull’altra.
La causa prima di tutti i mali sembra proprio essere una mancanza di comunicazione e d’informazione. Ma come? C’è pure internet, dove posso fugare ogni dubbio su come differenziare i miei rifiuti! Vero. Ma anche a me – che son giovane e faccio di Google il mio migliore alleato per i piccoli e grandi dubbi quotidiani – è capitato di lasciare malauguratamente uno scontrino nella bustina dell’umido (eh no! Va nell’indifferenziato!) che, per questo motivo, non è stata raccolta nel giorno preposto.
Come l’ho scoperto? Sono riuscita a intercettare l’operatore ecologico a cui ho chiesto delucidazioni sul perché il bidone condominiale non fosse stato svuotato (non c’era solo il mio sacchettino, c’erano anche dei bei sacconi pieni di ogni genere di rifiuti). Gentilmente mi ha spiegato il motivo per cui non ha ritirato il mio (per quanto riguarda gli altri, era evidente: erano indifferenziati). Ci sta. Ha ragione. Mea culpa. Ma… se non avessi incontrato l’operatore? Mi sarei arrovellata per mesi e mesi a tentare di capire il perché della discriminazione dei miei rifiuti organici! E chissà a quante persone succede questo. Dobbiamo tutti rincorrere gli operatori per chiedere spiegazioni?Se l’obiettivo è quello di educare attraverso l’errore (non te la ritiro, così la prossima volta impari), lo si sta facendo nel modo sbagliato. A me non basta il pieghevole con le istruzioni che ci hanno distribuito. E penso alla mia vicina che internet non ce l’ha e sta impazzendo a cercare di capire come funziona questa benedetta raccolta, timorosa di sbagliare contenitore. Abbiamo bisogno di persone in carne ed ossa che spieghino, che insegnino, che informino. Organizzare dei brevi incontri nei vari quartieri, per esempio. Roba che ti porta via un’oretta, al massimo due una volta a settimana per i primi mesi. Io che son giovane ci andrei e ci andrebbero anche i miei vicini meno giovani. E probabilmente ci andrebbero pure tutti quei cittadini ineducati che gettano i loro rifiuti indifferenziati nel nostro bidone condominiale puntualmente il lunedì, il mercoledì e il venerdì, cioè nei giorni dell’organico. L’operatore stamattina ha alzato le braccia quando ho lamentato questa piaga. E certo, lui che ci può fare? Non la può comunque ritirare: “Eeehhh è vietato per legge”, dice. Avrà ragione, ma io ogni volta mi devo tenere i riufiti fino al sabato, finché non passano per l’indifferenziato e, intanto, il “simpatico” olezzo si diffonde per tutto il palazzo grazie alla sfacciataggine di gente che pensa per sé ma non per gli altri. “E che devo fare la guardia di notte al nostro bidone per controllare che altri non ci buttino i rifiuti?”, chiedo. L’operatore alza di nuovo le braccia. Era un sì?
Allora, io giuro che la prossima volta non mi lascio sfuggire manco uno scontrino e metto in guardia anche tutti quelli che conosco… Ma con la tutela delle regole come faccio? Perché chi dovrebbe controllare non controlla? Ai reclami ognuno risponde “signora, non se la deve prendere con me!”. Allora facciamo così, intanto io me la prendo con me e cerco di non commettere più errori, ma, vi prego, pure voi fate altrettanto”.
D. S.