Migliorare geneticamente i pomodori per ottenerne di più grandi, più polposi, più saporiti e in grado di adattarsi all’ambiente; farlo per migliorare la produttività, la qualità, la tolleranza agli stress ambientali e la resistenza ai parassiti: quello che prima sembrava fantascienza ora è realtà. E proprio con questo studio sul pomodoro – condotto su 360 diverse varietà di pomodoro – fra specie selvatiche e non – coordinato da Yongchen Du e Sanwen Huang dell’Accademia delle Scienze cinese, l’Università della Tuscia è finita su Nature Genetics. Perché? Perché uno dei docenti che ha partecipato allo studio viene proprio dall’ateneo di Viterbo: si tratta del professor Andrea Mazzucato, docente di biotecnologie presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia (Dafne).
“Sin dall’avvento dell’agricoltura, l’uomo ha modificato geneticamente le specie che ha adottato in coltivazione – spiega Mazzucato – prima scegliendo le varianti genetiche che presentavano dei vantaggi poi, con il miglioramento genetico moderno, letteralmente creando nuova variabilità con l’incrocio, la mutagenesi e anche con l’ingegneria genetica”.
Alcune mutazioni, anche spontanee, per esempio quelle che hanno a che fare con le dimensioni dei frutti, non sarebbero sopravvissute alla selezione naturale perché non presentano vantaggi adattativi. “Invece l’uomo le ha selezionate e mantenute in vita” ha aggiunto il docente.
Mettere le mani nei geni di piante, modificarli e migliorarli in modo sano per ottenere ciò che è più utile in base alle condizioni climatiche e le esigenze effettive, oggi è possibile. E’ proprio questa una delle grandi sfide e opportunità che le biotecnologie applicate agli organismi di interesse agrario (piante, animali e microrganismi) pongono nell’immediato futuro. E queste prospettive sono al centro degli studi del corso di laurea magistrale in biotecnologie per la sicurezza e la qualità delle produzioni agrarie, attivo presso il Dafne.
Proprio Andrea Mazzucato, dal 2009, è coordinatore di tale corso di studi al quale possono accedere studenti provenienti da corsi triennali in biotecnologie, ma non solo. Miglioramento genetico; biotecnologie vegetali, del suolo, applicate alle produzioni animali, ai prodotti farmaceutici; qualità e tracciabilità dei prodotti: sono solo alcune delle materie che vengono studiate nel biennio altamente specializzante che prepara gli studenti a progettare e gestire in modo innovativo e all’avanguardia tutte le attività che hanno a che fare con lo studio e il miglioramento dei prodotti e dei processi legati al mondo agrario. Difesa delle colture; sicurezza e tracciabilità delle produzioni animali e vegetali sono, poi, alcune delle attività di ricerca dei docenti del corso che, per i loro studi, si avvalgono della collaborazione degli studenti i quali, quindi, non acquisiscono solo una preparazione teorica, ma anche competenze di tipo pratico.
Tante infatti le attività di laboratorio che permettono di imparare operando. Gli studenti che frequentano tale corso di laurea magistrale (per iscriversi c’è tempo ancora fino al 30 dicembre) sono, in sintesi, in grado di migliorare a livello qualitativo la vita degli abitanti del pianeta. Ecco perché questo corso di laurea è una specie di investimento sul futuro: secondo le indagini del consorzio interuniversitario Alma Laurea, più del 95% dei laureati in Biotecnologie Agrarie, a tre anni dalla laurea, trova infatti lavoro.