Pagando cinquanta euro in cambio te ne danno addirittura cinque. Un autentico affaretto. Ok, in partenza ci si rimette. Ma magari col tempo no. E poi ai collezionisti certe cose non importano. Il fine è solo quello di accumulare. Trovare il pezzo unico. Cacciare denaro. E sapere che nove volte su dieci non tornerà più indietro. Ognuno ha le sue stranezze, d’altronde.
Ma a proposito di collezioni e di roba inedita, ecco la monetina (che, come detto, vale 5 carte nominali) fresca fresca di conio. Quella che non ti aspetti. Fa parte della serie “Ville e giardini d’Italia”, e nonostante sia stata partorita da pochissimo, è già introvabile. Sarà forse perché ce ne stanno appena cinquemila esemplari. Sara anche perché è uscita dalla testa di Maria Carmela Colaneri (una che non sbaglia un colpo, giurerebbe chi la segue). E forse sarà soprattutto perché è proprio bellina. Per quanto un pezzo di ferro (pardon, d’argento) lo possa essere. E bellina lo è perché stampati ci stanno due pezzi di Viterbo. Anzi, di Bagnaia. Guai a confondere le cose.
Da un lato, ossia al dritto, è raffigurata una veduta di Villa Lante, realizzata su progetto del Vignola. Attraverso un particolare della Fontana del Peschiera. Con due dei quattro mori che sostengono i simboli araldici della famiglia Peretti Montalto (e non Montalti, come dicono le riviste specializzate). In basso, il nome dell’autore Colaneri. Nel giro, infine, Repubblica Italiana (tutto maiuscolo).
Al rovescio si compongono elementi architettonici della catena d’acqua della Fontana del Peschiera, in primo piano. Su una veduta prospettica delle due palazzine Peretti Montalto e Gambara. Al centro il valore nominale su due righe. Nel giro la scritta Bagnaia Villa Lante (sempre alto, come da tradizione).
Senza dubbio una buona vetrina promozionale, seppur assai di nicchia, per quello che nel 2011 è stato battezzato come il giardino più bello dello Stivale. E che nel 2014 invece continua ancora a chiudere di lunedì, come le parrucchiere. Ma questa è un’altra (triste) storia.
Chiudendo. La coniazione è realizzata con finitura proof, e si conferma (per eleganza) una delle figure creative più felici in seno all’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato.
Che altro dire. Almeno è meglio di quelle brutte banconote da dieci euro che manco vanno nei distributori automatici o ai self di benzina.