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Sposteremo, sposteremo il tricolor…

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La sede del Genio civile in via Marconi

Bandiere sugli edifici pubblici, parliamone. Perché nonostante la questione sia definita almeno da un paio di leggi (la numero 22 del 5 febbraio 1998 e dal decreto 121 del Presidente della Repubblica del 7 aprile 2000) la questione non è ancora chiarissima. Soprattutto da parte di chi è tenuto ad esporre quotidianamente i vessilli all’esterno di uffici, caserme, scuole e tutte le rappresentante dello Stato sul territorio.
Basta farsi un giro a Viterbo per constatare quanto ancora le regole siano disattese: non perché poco chiare (c’è persino un manuale on line sul sito del Governo, con tanto di fortografie e schemi per non sbagliare la disposizione) ma evidentemente perché snobbate.
Prima tappa. Via Fratelli Rosselli, tra l’altro due che per la bandiera tricolore hanno pure pagato con la vita, trucidati a causa del loro antifascismo, quando erano esuli in Francia. Bene, sulla facciata della sede della Camera di commercio sono tre i vessilli. Messi però in modo errato: alla vista, la bandiera italiana è a sinistra, al centro troviamo la bandiera delle Nazioni unite e a destra quella dell’Unione europea. Sbagliato. Perché? Perché la bandiera nazionale “occupa il posto d’onore – come recita l’articolo due della legge del 1998 – a destra, ovvero qualora siano esposte in numero dispari (è il nostro caso, visto che qui sono tre, ndr) al centro”. Qui invece la posizione centrale, d’onore, è stata lasciata alla bandiera dell’Onu, evidentemente per celebrare la giornata delle Nazioni unite del 24 ottobre, come previsto dalle normative. E poco importa se la foto è stata scattata sabato 25 ottobre: nei giorni festivi, si sa, gli uffici sono chiusi, se ne riparla (forse) oggi. Al neo presidente Domenico Merlani un consiglio gratuito: per rilanciare la Camera di commercio magari si potrebbe cominciare da mettere le bandiere al posto giusto.
Altro esempio, ancora più clamoroso, alla sede del Genio civile in via Marconi. Anche qui, tre pennoni e tanta confusione: bandiera europea a sinistra, bandiera della Regione Lazio al centro e solo al terzo posto, sfigatissima, la bandiera italiana. Lo sfortunatissimo dipendente che ha piazzato i vessilli ha azzeccato solo il primo, quello dell’Ue, ma forse è merito della legge dei grandi numeri. Per la cronaca, la sequenza corretta è: Europa, Italia e Regione al terzo posto (sarebbe stato lo stesso con la bandiera del Comune o della Provincia).
Morale della favola: due enti importanti del capoluogo hanno bucato alla grande una cosa elementare – e disciplinata chiaramente dai codici – come la disposizione delle bandiere. E non è solo questione d’apparenza, che pure oggi ha il suo peso, ma soprattutto di rispetto nei confronti della Repubblica. Negli Stati Uniti ogni ufficio ha il suo “flag man”, il dipendente che, tra le altre cose, ha il dovere di occuparsi delle bandiere. Magari facciamolo anche da noi, a patto che resti sobrio.

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