Leonardo Michelini, atto terzo. Dopo le precisazioni sulla Macchina di Santa Rosa (“Serviva un’accelerata, altrimenti il nuovo modello non si sarebbe fatto”) e gli annunci delle prossime, importanti, iniziative culturali (il prestito de La Pietà di Del Piombo a Vicenza in cambio di alcuni capolavori da esporre per Natale a Palazzo dei priori), Viterbopost ha chiesto al sindaco di spiegare a che punto è la sua azione di governo, dopo un anno e mezzo. “Dopo sedici mesi, per la precisione”, corregge lui.
D’accordo. Sedici mesi. E in che fase è l’amministrazione Michelini?
“Nella fase in cui si raccolgono le messi del lavoro svolto nei mesi scorsi”.
Classica risposta da ex presidente della Coldiretti. Esempi concreti?
“La riapertura del teatro dell’Unione, entro settembre. Posso dirlo sin da ora: nell’autunno 2015 avremo una stagione teatrale. E per l’inaugurazione, grazie all’aiuto dell’amico, e sottolineo amico, Scaparro, avremo la seconda rappresentazione di un’opera che andrà in scena come prima assoluta alla Scala di Milano”.
Qualcosa di imminente?
“Il ritorno della mostra dell’Antiquariato, a marzo a Palazzo papale: l’annuncio è già stato dato sul bollettino degli antiquari. Mi auguro quanto prima di poter tagliare il nastro anche dell’Antico caffè Schenardi. Credo che la trattativa sia ai dettagli”.
Inevitabile allora parlare del centro storico. Coi commercianti come va? Siamo sempre ai materassi?
“Il conflitto c’è sempre stato. Con qualsiasi amministrazione, di qualsiasi colore. In più il momento economico è delicato, e da noi è ancora peggio perché negli anni passati si è deciso di costruire i grandi centri commerciali praticamente a ridosso delle mura, danneggiando ancora di più le realtà del centro”.
D’accordo. Ma il Comune come pensa di aiutare i carissimi bottegai nostri?
“Intanto mi pare che riaprire il teatro e Schenardi sia un primo aiuto concreto. C’è la trasformazione di Palazzo dei priori, dei portici, che diventeranno un museo ma anche uno spazio espositivo temporaneo, con un bookshop e un punto vendita di prodotti tipici, spero addirittura a carattere regionale. Lì ci sarà il meglio della città. Poi certo, questo non basta”.
Cosa serve?
“Riportare in centro le attività a sfondo turistico. I negozi tipici. E soprattutto, le realtà ricettive, perché non è possibile che oggi dentro le mura ci sia soltanto un albergo di un certo livello. I turisti ci sono, lo sanno tutti, li vedono tutti. Alberghi e B&B sono sempre pieni. Insistiamo su questi punti”.
Anche i progetti Plus avviati dalla precedente amministrazione, coi fondi europei, sono in dirittura d’arrivo. Con gli ascensori e i parcheggi si potrà chiudere una porzione più ampia del centro?
“Naturalmente. Sarebbe stato da folli partire con misure drastiche senza aver aspettato queste opere fondamentali, e anche i nuovi varchi elettronici. Così come servirà a breve fare un monitoraggio delle persone, delle auto, dei permessi. La chiusura deve essere funzionale alla ripresa del centro, e insieme ne deve costituire il motore”.
Come ultimo ostacolo resta da cambiare la mentalità di certi viterbesi.
“Io dico che il cambiamento è già in corso. In città si comincia finalmente a percepire l’idea che ci si possa salvare dalla crisi facendo sistema tutti insieme. Smettendola cioè di considerare come rivale, o concorrente, il negoziante della stessa via, dello stesso quartiere, ma puntando a competere con altre realtà. Italiane ed europee: la Toscana, la Provenza… Quando dico di guardare Oltre le Mura intendo esattamente questo. E poi…”
Prego.
“E poi confido molto nei giovani. Sono loro che possono fare la differenza. Nel centro storico ci sono già diverse attività gestite da ragazzi che stanno andando fortissimo (cita una mezza dozzina di locali e negozi, ndr). Il cambiamento della città sarà soprattutto un cambiamento generazionale, perché i più giovani sono meno contaminati, diciamo così, da certi antichi vizi viterbesi”.
Ergo: il centro rinasce, morirà la periferia. Il classico cane che si morde la coda.
“Invece no. Perché sull’Urbanistica l’assessore Ricci si sta muovendo con coraggio e determinazione. La rivoluzione dei piani integrati, che erano superati e legati a vecchie logiche, ne è un esempio concreto: per la prima volta sarà il Comune a decidere quali opere pubbliche servono per questo o quel quadrante della città”.
Ci indichi una zona da ripensare.
“Il mio obiettivo è riqualificare il Poggino, sarà un progetto esemplare. Aspettiamo il bando europeo per avere i finanziamenti”.
Basta col cemento selvaggio?
“Mi pare che i costruttori si siano fermati da soli, perché la coperta era troppo corta. Piuttosto, mi auguro che quelli che edificavano appartamenti su appartamenti capiscano finalmente che è arrivata l’ora di riconvertirsi. E che magari investano nel settore termale”.
L’attaccano sui rifiuti.
“E’ vero, ci sono delle criticità. Ma abbiamo messo Viterbo Ambiente con le spalle al muro. Se si sbaglia non ci sono alibi”.
Cosa dice a Domenico Merlani, neo presidente della Camera di commercio?
“Buon lavoro. Dopo un imprenditore in Comune, eccone un altro ai vertici di via Fratelli Rosselli. Chissà che questo binomio non apra un ciclo all’insegna della concretezza”.
ma per favore ci andate a fare una domanda al sindaco? Pensa sia giusto che un ente pubblico apra un punto vendita di qualunque cosa nel punto più centrale della città sfruttando i locali comunali (che sono di tutti)? Con che faccia il comune mi fa concorrenza e poi mi chiede le tasse? Ma non avrebbero già abbastanza da fare a far funzionare tutto quello che non va in questa città senza impelagarsi in attività che non sono da ente pubblico? Stanno pensando di far aprire questo locale a qualche cooperativa amica loro? O alla Coldiretti tanto cara al sindaco?
Apperò! Se fosse ancora vivo Tognazzi si sarebbe complimentato per la fine arte della supercazzola sfoggiata dal vivaista. Continua ad avere il suo ninnolo pubblico e ad ostentare una loquela diversamente abile. Come ci si salva da una crisi “facendo sistema”? In epoca di globalizzazione e capitalismo tutti vendono tanto e se io faccio sistema (diciamo sinergia?) con un altro negoziante, rischio di non guadagnare abbastanza per portare a casa uno stipendio degno, al netto dei consumi (tassazione e affitto di locazione). Inoltre bisogna capire come farlo ‘sto sistema: in dieci metri di struscio per le vie centrali ci sono otto negozi di abbigliamento e uno di chincaglie e ninnoli. E allora, come li mettiamo d’accordo?
Questa è la superficialità che fa veramente paura. Come quando si prende sottogamba una crisi che sta diventando endemica e si pensa che un centro storico, svuotato come il deserto dei Tartari, non stia messo così tanto male perché alcuni ragazzi senza volto né nome hanno aperto attività che vanno “fortissimo”(bizantinismi da sindaco involontario).
Mi domando io: ma chiedere chi sono ‘sti Flavio Briatore de noantri non avrebbe messo a fuoco l’enorme miopia del sindaco nei confronti di un problema tanto grave?
Come dite? Era pubblicità? Ah… Ok!
Allora niente, che ve dico, metteteve la majettina che ne sti giorni torna il caldo!