Doveva essere la Macchina di Santa Rosa per Expo2015, ma per ora è soltanto la Macchina delle polemiche, dei veleni, dei giochetti sporchi di certa politica. Sì, quella politica che non riesce a compattarsi, a lavorare e a ragionare anche su un tema inclusivo come la tradizione più importante della città. Alla faccia di ogni afflato religioso, la discussione sulle linee guida per la realizzazione del nuovo modello del Campanile che cammina si trasforma in un mostro a tante teste: un po’ farsa, un po’ bagarre, tanta tantissima approssimazione.
Dopo due passaggi a vuoto in commissione, la delibera approda direttamente in consiglio comunale, pronta ad esplodere sin dalle prime battute a causa dei dubbi sulla procedura (e sui tempi) con cui è stata presentata. Senza sindaco e segretario generale in aula, il dibattito si trasforma presto in rissa. Ci vorranno alcune sospensioni e l’arrivo dei due per iniziare a parlare; mentre la maggioranza si spacca (col Pd che vota in un modo e Oltre le mura in quello opposto) e la minoranza minaccia addirittura di far rinviare l’argomento – per il quale il tempo è il fattore cruciale – alla prossima settimana.
L’assessora Saraconi legge la bozza di delibera, poi inizia la discussione vera e propria. Gli illusi che speravano di ottenere la nuova Macchina attraverso una consultazione popolare s’accorgono presto che non è aria: troppo costoso il referendum, troppo poco il tempo a disposizione, e chissenefrega se tre anni fa il precedente consiglio aveva deciso – all’unanimità – che fossero i viterbesi a scegliere. L’ex consigliere Maurizio Federici, che per il referendum aveva combattuto come un leone, assiste sconsolato tra il pubblico: se la politica cittadina è diventata questa, meglio che se ne sia chiamato fuori. Tutto cancellato, respinto anche il coraggioso tentativo di Scorsi (Pd) di far votare via internet almeno i primi tre progetti classificati. No, sarà un concorso di idee, però limitato ai professionisti, e senza l’obbligo di presentare un bozzetto. Insomma, come dice Giulio Marini, “invece di andare avanti sulla strada di una scelta condivisa, come auspicavo, qui si torna indietro. Alle decisioni blindate e lontane dai cittadini”.
Altro casino mica da poco, la composizione della commissione che giudicherà il vincitore (a cui andranno 12mila euro, 5mila al secondo, 3mila al terzo, ma per costruire la Macchina vera e propria ci vorrà un sacco di soldi e già si parla di accendere un mutuo). Il Comune è per i tecnici, scelti tra i dirigenti comunali, perché così deve essere per una gara di evidenza pubblica, lo dice la legge. Santucci (Fondazione) avverte: “Non dovete mica costruire una strada o una piazza a Santa Barbara. Qui si deve realizzare l’opera più importante per i viterbesi. Voi volete una Macchina fatta dai burocrati”. Marini e Ubertini (Forza Italia) fanno notare come mai in passato ci si sia affidati solo al parere dei tecnici: “In commissione ci sono sempre stati rappresentanti della cultura, della diocesi, dei Facchini e dell’università”. Ma l’emendamento è respinto, seppure d’un soffio: la maggioranza vince anche se perde i voti di Taborri e Viva Viterbo, con Troili e Ciorba che s’appellano all’articolo 47 e non votano pur essendo presenti.
Intanto arriva la notizia (vedi articolo relativo) che i Facchini si sono – giustamente – incavolati e qualcuno che ha votato per estrometterli comincia giustamente a tremare. Tofani, bersaglio dei cavalieri di Rosa: “Non è questo il modo di comportarsi nei confronti di un rappresentante della città”. Serra, ancora più audace: “Ai Facchini ricordo che questa è la festa di Santa Rosa e non dei Facchini di Santa Rosa”. Suggerimento spassionato: si trovi dei bodyguard molto grossi, dotto’.
E finisce così, con un altro emendamento che cancella per fortuna il riferimento esplicito ai temi dell’Expo2015: giusto, perché visto che a Milano si parlerà di cibo avremmo rischiato di ritrovarci una Macchina a forma di pannocchia di mais (non Ogm, si spera) o addirittura di cetriolo. Di certo Santa Rosa salirà in Lombardia, perché lo ha promesso il presidente Zingaretti e perché i quattrini della Regione faranno comodo. Ma l’assessore Barelli rassicura: “Non vogliamo mettere le ruote alla Macchina”. Meno male, perché s’iniziava a sospettarlo, ma c’è sempre il treno.
Al voto finale la maggioranza la spunta, l’opposizione è basita e il sindaco Michelini prova a lasciare uno spiraglio alla composizione della giuria. Possibile soluzione, sussurrata anche da un dirigente lungo le scale verso l’uscita: infilare in commissione dei tecnici e professionisti che siano anche Facchini (ce ne sono diversi, e autorevoli) e professori all’università della Tuscia. Così da metterci una pezza e riportare nel percorso di scelta della nuova Macchina un pizzico di sentimento. Perché la ragione da sola, in casi come questi, non basta.