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Questo bando non suona il rock

Il presidente della seconda commissione Livio Treta

Il presidente della seconda commissione Livio Treta

Neanche la riunione congiunta della seconda e della quarta commissione chiarisce tutti i dubbi sulla procedura che dovrà portare alla costruzione del nuovo modello di Macchina di Santa Rosa, l’erede di Fiore del cielo, la Macchina che andrà – non si sa come, ma ci andrà – all’Expo di Milano. Restano in sospeso ancora alcune questioni non da poco, e dopo appena un’ora di riunione la seduta è tolta, con rimando al consiglio comunale di oggi, quando la segreteria generale del Comune, Francesca Vichi, forse potrà sciogliere alcuni nodi col suo “parere di conformità”, richiesto dall’opposizione.

Già, perché dopo la lettura completa del bando effettuata dal dirigente Stefano Menghini (autore del testo) dai banchi della minoranza viene sollevato il dubbio se il concorso di idee, così presentato, sia conforme alle linee guida concordate (si fa per dire) nel convulso consiglio comunale dello scorso 9 ottobre.

Intanto per quanto riguarda i membri della commissione che dovrà scegliere la proposta migliore. In consiglio era stata lo stesso segretario a spiegare che la legge – articolo 84 del codice degli appalti – prevede cinque membri, con un dirigente della stazione  appaltante (cioè dello stesso Comune) come presidente, e membri esperti dei temi su cui si andrà a decidere. Dunque: ingegneria, architettura, ma anche storia popolare e tradizioni religiose viterbesi. Ma nel bando redatto dal dirigente si parla di commissione con “fino ad un massimo di sette componenti”. Un semplice errore? Può darsi (“Lo conosco e mi sembra difficile che Menghini abbia sbagliato. Forse è stato vittima di un colpo di sole ottobrino”, dice Giulio Marini, di Forza Italia). Un refuso però che se non corretto metterebbe a rischio il bando così come l’amministrazione Michelini l’ha pensato e difeso strenuamente.

E sui componenti della stessa commissione la cosa è ancora meno chiara, o forse no. Perché se venisse confermata l’intenzione di procedere per appalto, lo stesso codice contempla soltanto dirigenti e tecnici comunali e al massimo professori universitari, i famosi esperti di storia, tradizioni eccetera. Coi facchini di Santa Rosa e la Curia ancora esclusi. Ma Menghini ha glissato: “Nei sessanta giorni del bando verificheremo se si potranno inserire altre figure in deroga alla legge”. Scenario che, sempre in punta di diritto, sembra poco plausibile, col rischio un domani che lo stesso impianto possa essere invalidato o comunque messo in pericolo da ricorsi.

Giammaria Santucci

Giammaria Santucci

In attesa del parere di conformità del segretario generale, richiesto da Santucci (FondAzione) la commissione si è limitata ad ascoltare la lettura del bando, visto che – come ha ricordato più volte il presidente Livio Treta – non si potevano chiedere né modifiche né correzioni. Respinti sul nascere i tentativi anche di Frontini (Viterbo2020) e De Dominicis (Cinque Stelle) di chiedere chiarimenti o di inserire criteri di giudizio: “Non compete a noi”, ha ricordato Treta. Altri consiglieri, ma di maggioranza, dimostrano coi loro interventi di averci capito poco o punto della faccenda.

Per il resto, dalla pubblicazione del bando ci saranno sessanta giorni per partecipare. Da soli o in gruppi, con collaborazioni aperte. In un plico, due buste: una col progetto, anonimo, l’altra con la domanda di partecipazione. Dopo i sessanta giorni, sarà nominata la commissione che in trenta giorni dovrà decidere i primi tre classificati, secondo il criterio dei punteggi (fino a 50 punti per qualità delle forme e del disegno, fino a 25 per qualità del progetto, fino a 25 per fattibilità tecnica),  e annunciarli. Al vincitore andranno 12mila euro, 3mila al secondo, 2mila al terzo. Il progetto scelto dovrà diventare esecutivo in altri 30 giorni, con 18mila euro (non ancora in bilancio) forniti dal Comune. Poi sarà la volta della costruzione vera e propria. La Macchina non dovrà essere più alta di 28 metri e più pesante di 50 tonnellate, larga 4 metri e 30 e lunga 6 metri. Il costo totale? Non oltre i 500mila euro, Iva esclusa. Ah, Palazzo dei priori si riserva anche la libertà di non costruirla: è una clausola formale, ma di questi tempi non si sa mai.

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