“Questo accordo con i medici di medicina generale è una bomba atomica, che però salva e salverà le vite”. Addirittura. “Uno dei pilastri e delle innovazioni più importanti che la sanità del Lazio ha vissuto dal Dopoguerra”. Fresca.
Parole (al miele) e musica (trionfale) del presidente della Regione Nicola Zingaretti, che il 15 ottobre scorso accoglieva così l’annuncio della sperimentazione nella Asl di Viterbo e in quella Roma D (Fiumicino) dell’intesa rivoluzionaria tra il suo ente e i medici del Lazio. Un accordo per snellire le liste d’attesa, tenere aperti gli studi medici nel fine settimana, rendere telematiche le ricette dei farmaci (saranno contente le vecchiette…), creare percorsi specifici per i pazienti cronici e geolocalizzare sul Web tutti gli studi medici. Tanta roba, dalle premesse ribadite anche ieri dal consigliere regionale Riccardo Valentini con un apposito comunicato. Una svolta epocale, in un settore chiave come quello della sanità regionale, spesso bollata come antiquata se non preistorica rispetto agli esempi non solo internazionali, ma anche di altre regioni d’Italia più all’avanguardia.
Peccato che ad oggi, a due giorni dall’avvio della sperimentazione (il 1 novembre) a Viterbo nessuno sia stato avvertito della revolucìon. Non ne sanno nulla all’Ausl, che per assurdo – e per come funzionano certe cose in questo Paese – potrebbe anche non esserne direttamente toccata dai cambiamenti. E passi. Ma soprattutto non ne sanno nulla all’ordine provinciale dei medici. Incredibile ma vero, se lo dice il presidente dello stesso ordine, Antonio Lanzetti: “Ho sentito di questa innovazione, ma non so nulla delle modalità e dei tempi di attuazione. A me e ai medici viterbesi non è stato comunicato nulla”.
Eppure, si dovrebbe partire sabato. “Sì, ma ad oggi non abbiamo nessuna indicazione ufficiale – prosegue Lanzetti – e in ogni caso una direttiva non può essere inviata e basta. Bisognerebbe anche spiegarla, nelle forme e nell’attuazione, a tutti i medici interessati”. Invece per ora nulla, nonostante gli annunci esaltati dei vertici regionali. La rivoluzione può attendere, perché ci sono problemi di comunicazione: tra Roma e Viterbo, forse, s’è interrotta la linea telegrafica, come succedeva a volte nel vecchio West. Oppure devono essere gli effetti della bomba atomica zingarettiana: si sa che le radiazioni mandano tutto in vacca.
La considerazione finale di Lanzetti è amara: “Attenzione, perché parliamo di questioni delicate. Qui si gioca con la pelle delle persone. Bisognerebbe essere più chiari e concreti, su argomenti del genere”. Già. In attesa della rivoluzione della sanità, forse bisognerebbe fare una rivoluzione culturale.