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I gruppi Ama per perdere i (brutti) vizi

Anna Rita Giaccone

Anna Rita Giaccone

La prima rientra tra le piaghe del nuovo millennio. E si chiama Gap. Ossia “gioco d’azzardo patologico”. Una sorta di malattia inedita. Cronica. Fastidiosa. Che porta intere famiglie in rovina. La seconda invece risale pressoché ai tempi dei cavernicoli. Ma la soluzione definitiva per debellarla è ancora lontana. E le conseguenze sempre più devastanti. Sono due tipicità della società odierna. Da un lato combattute. Dall’altro finanziate. In quell’intreccio sottile che vede lo Stato (gli stati) svolgere il classico ruolo di vittima e carnefice.
Fortuna però che ogni tanto qualcuno ci mette una pezza. E geolocalizzando i fenomeni in terra di Tuscia, ecco la figura determinante dell’Ama. Gruppo di auto-mutuo-aiuto provinciale. Che coopera con la Ausl locale.
Il rapporto annuale del 2013 parla chiaro. E c’è poco da ridere. Anche se i consueti segnali di miglioramento (più che altro monitoraggio, consapevolezza e progresso) si possono notare. “In aumento i famigliari frequentanti che chiedono sostegno per il proprio disagio nella convivenza con un giocatore o con un bevitore eccessivo. Rilevati anche altissimi indici di gravità nei test psico-relazionali internazionali”, così apre la nota.
Ma quali sono i tipi di giochi d’azzardo più frequenti? “Maggiormente le macchinette mangiasoldi, le famigerate slot machine, nel 77% dei casi – segue a ruota – poi le scommesse sportive e i gratta e vinci. In aumento i giochi on-line”.
Tutta roba che mette in ginocchio, economicamente parlando, un sacco di gente. Infatti: “Le criticità che si creano vanno dalla compromissione dei bilanci al rapporto pericoloso con prestatori di soldi a tassi usurai – si legge ancora – Nonché quello coi familiari. Dal punto di vista psicopatologico appare significativa anche la presenza di fantasie suicidarie”.
E cosa può fare l’Ama per debellare questo morbo? “Attraverso la partecipazione ai gruppi sono stati raggiunti 7955 giorni totali di astinenza. Da 185 a 356 per ogni individuo”, la risposta pratica.
E passiamo al discorso legato all’alcol. “Su un campione di 36 alcolisti si registrano 7480 giorni di astinenza – nuovo capitolo – Con una media di 220 a testa”.
Ambedue i problemi comunque sono strettamente legati alla collaborazione di un caro. Molte volte infatti proprio un familiare o invita il soggetto a presentarsi ai gruppi, o frequenta lui stesso il percorso.
E come vi si può accedere? “La partecipazione è gratuita e senza bisogno di ricetta medica. Gli interessati possono chiamare direttamente la dottoressa Anna Rita Giaccone al 334-6738215 per Viterbo, o il dottor Luca Piras al 329-6162836 per Viterbo e Tarquinia”.

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