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Archeoares: “Allarghiamo la Tourist card”

riunione tourist cardOgni anno circa quindicimila persone si affacciano al museo Colle del duomo. Bene. Di queste quindicimila manco cento sono viterbesi. Male. Probabilmente le tipicità locali non tirano i locali. E fortuna che almeno ai turisti piacciono. Altrimenti staremmo a parlare di un dramma da corda e sapone.

Comunque, numeri a parte, i gestori della struttura si sono resi conto (attraverso sondaggi e domande dirette) che la città ha diverse lacune. Laddove “diverse” sta per almeno una tonnellata. Così si è pensato di colmarne alcune. Cercando di valorizzare il territorio, all’insegna della cultura che viaggi di pari passo con la crescita economica. Quelli moderni esternano tale concetto con l’appellativo di “rete”. Per i pragmatici invece può andar bene il classico “l’unione fa la forza”.

Dal 2012 ad ogni persona che varca il portale del museo viene data la Viterbo Tourist Card. Sta stampata dietro il biglietto. Dura un anno. E in circolazione ce ne stanno già 25 mila. Viene fornita gratuitamente. A cosa serve? “La Vtc – dicono gli inventori, ovverosia Archeoares – è uno strumento che ti suggerisce i posti migliori. Ti agevola negli acquisti. Ti aiuta a scegliere come e dove trascorrere il soggiorno. Anche nei momenti di relax”. Una bomba, insomma. Corredata di pratico depliant. Aprendolo si becca una cartina del centro storico. Con piazze, monumenti, indicazioni, bar, ristoranti, botteghe e via dicendo (chiaramente quelli che hanno partecipato).

Insomma. Una piccola rivoluzione (considerando il posto). In virtù del fatto che nessun altro in giro concede mappe. Manco l’ufficio turistico comunale. Che al massimo dona pratici A4 fotocopiati in bianco e nero.

“Nei questionari di gradimento ci si è resi conto che per troppi anni siamo stati convinti che bastava avere un bel palazzo o un giardino importante – prosegue ancora il direttivo Archeoares – ma in realtà i turisti ci hanno fornito un quadro di lamentele legato esclusivamente alla mancanza di servizi”. Tra i quali, appunto, la cartina. Ma anche un posto dove mangiare o bere la domenica a pranzo. Un bagno pubblico aperto. Per non parlare poi di parcheggi, segnaletica interna, pulizia ed eccesso di prodotti da piccione.

Ad oggi sono una decina e poco più le attività coinvolte nel progetto. Visibili anche sul blog dedicato. Con tanto di mail congiunta. E destinate a crescere. In ballo ci sarebbe infatti l’idea di allargare la mappa. Portarla ad un A3 ricco e dettagliato. Nonché autofinanziato. Se ne è parlato ieri in una sorta di rimpatriata all’incubatore di Valle Faul. Quasi tutti favorevoli. E quasi tutti rassegnati che per fornire un servizio di questo tipo toccherà cacciare soldi propri. Che di beccare un aiutino dal Comune non è proprio aria.

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