La Viterbese pronta a cambiare allenatore dopo appena tre giornate di campionato (un pareggio, una vittoria e una sconfitta) in serie D. Il destino di Attilio Gregori sembrava essere segnato già subito dopo la debacle di domenica ad Arzachena, una “condanna” passata in giudicato durante la lunga trasferta di ritorno in nave e poi con gli ultimi vertici societari di ieri. A dirla tutta, della precarietà del tecnico di Monterotondo – alla faccia dell’articolo 18 – si discuteva già all’indomani del pareggio di esordio a San Cesareo, quando radiomercato aveva intercettato già diversi allenatori che volteggiavano affamati e speranzosi sopra la panchina gialloblu.
Ora sarebbe arrivata la decisione da parte della famiglia Camilli, perché quella di Arzachena è stata la classica prova senza appello, tra l’altro clamorosamente fallita da Gregori. Come? Perché? Be’, limitandosi ad analizzare le cronache dall’isola, già qualche aspetto salta all’occhio. Intanto, la scelta tecnica di lasciare ancora in panchina Matteo Pero Nullo, l’unico giocatore in rosa in grado di inventare qualcosa in attacco: un errore tra l’altro già commesso da Gregori la domenica precedente contro l’Olbia, e riparato in corsa, facendo entrare il folletto di Fratta Todina nel secondo tempo, prima del decisivo gol vittoria di Pippi. E proprio l’utilizzo del bomber brasiliano è un altro p0ubto oscuro della gestione gregoriana: relegato in panchina per problemi fisici, poi schierato titolare ad Arzachena in un tridente atipico (con Saraniti spostato all’ala), l’attaccante che dovrebbe fare la differenza finora non si è trovato a suo agio nelle gare ufficiali in maglia gialloblu. A ciò si aggiunga – e forse è la cosa più grave – le pecche caratteriali mostrate finora dal gruppo, in particolare quel nervosismo che ha portato tre espulsioni in tre partite, due delle quali – alla fine decisive – proprio domenica in Gallura. Se Gregori, che firmò la promozione dell’anno scorso proprio puntando sulla compattezza del gruppo, non è riuscito a toccare le corde emotive della Viterbese 2014-15 potrebbe essere un handicap fatale.
Tanto più che sabato, nell’anticipo televisivo, arriva al Rocchi quella Lupa Castelli che è in testa alla classifica. Una sfida da non sbagliare per la Viterbese, perché in caso di vittoria il campionato diventa davvero ineressante, ma qualora dovesse arrivare una sconfitta (si facciano i debiti scongiuri) il divario dalla vetta sarebbe già importante.
E allora, in attesa del comunicato ufficiale che potrebbe arrivare stamattina (in tempo per il primo allenamento settimanale del pomeriggio) ecco che cominciano a circolare i nomi del nuovo allenatore. I soliti: da Sandro Pochesci (visto allo stadio contro l’Olbia, attende una chiamata dal Foggia o dalla Triestina ma il ritorno a Viterbo non può non intrigarlo) a Cristiano Gagliarducci (che ha rescisso con la Lupa Castelli e che esordirebbe contro la squadra che ha allento fino a tre settimane fa): entrambi presentano un fascino particolare ma ance rischi a livello di “compatibilità caratteriale” con la proprietà del club. Ancora, i ritorni di Fausto Silipo e di Andrea Chiappini sembrano da scartare (specie l’ultimo, che disse no già l’anno scors e che non piace al Comandante Camilli). Si parla anche di Massimiliano Farris, attualmente impegnato a fare il secondo di Simone Inzaghi sulla panchina della Lazio Primavera, dalla quale però potrebbe sganciarci specie per tornare e completare l’operazione promozione in gialloblu, quella che fallì – non per colpa sua – due anni fa ad un passo dal traguardo. Oppure, il nuovo mister andrà cercato tra le decine di senza panchina che affollano il calcio italiano, sopattutto quest’anno, quando la riforma dela Lega Pro ha cancellato di colpo trenta posti di lavoro tra i professionisti. La Viterbese targata Camilli, per molti di loro, varrebbe la ex serie C, perché qui si lavora per vincere.