Vigliaccheria no, paura sì. E va bene che la differenza tra queste due emozioni è sottilissima, però lui, Diego Velardo, ci tiene a precisarla. Il pugile di Ciampino lo fa sulle colonne della Gazzetta dello sport, che dedica un’intera pagina al clamoroso non combattimento tra lo stesso Velardo e Andrea Di Luisa, sabato sera al PalaMalè col titolo italiano dei supermedi in palio. La rinuncia di Velardo sul ring all’ultimo istante, dopo essere stato presentato e chiamato sul ring, è diventato un episodio a livello nazionale e oltre.
“Non sono un vigliacco e non mi ero mai tirato indietro in tutta la mia carriera, sia nei dieci incontri da professionista sia quando ero dilettante e ho raggiunto anche la Nazionale – ha spiegato Velardo al quotidiano – Quello che è successo a Viterbo è stato il punto di arrivo di un mese di incertezze, con l’appuntamento che diventava via via più grande, una montagna gigantesca. Mi sono ritrovato svuotato, come avrei potuto salire sul ring in quelle condizioni?” E infatti Velardo sul ring non ci è salito, tornando indietro e chiudendosi in bagno dopo aver percorso qualche metro del corridoio del PalaMalè: “Ero lì, sulle scale, e mi dicevo che non potevo combattere – continua il racconto del pugile – Il titolo italiano era qualcosa di troppo grande, un passo troppo lungo, non ero maturo anche dal punto di vista mentale. Conosco i miei limiti: sono un buon atleta, non un campione. La boxe è un mondo duro e difficile, dove gli errori si pagano tutti”.
Adesso per Velardo arriva il difficile: spiegare quel che è successo a chi ha creduto in lui, per esempio il manager e l’allenatore, che non l’hanno presa bene: “Non ci ho parlato, sono andato via dal palazzetto e basta. Proverò a spiegarmi”. Ma anche i ragazzi che allena in palestra a Ciampino: “Sono sicuro che mi capiranno”. La madre, che era al PalaMalè insieme ai tifosi, ha avuto un malore ed è stata portata in ospedale per controlli, ma ora sta bene.
E Di Luisa? Si gode la ritrovata cintura tricolore, in attesa delle prossime sfide europee che il manager Chierchi gli proporrà: “Ad un certo punto, mentre aspettavo sul ring, sono arrivato a pensare che fosse una messinscena per farmi perdere la concentrazione – ha detto il campione viterbese – Invece era tutto vero. Incredibile”.