E’ stato recentemente consegnato alla Fondazione Carivit il progetto esecutivo di restauro e rifunzionalizzazione dei resti delle monumentali Scuderie della Rocca Albornoz, comprensivo dell’autorizzazione Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.
Sarà ora compito dell’amministrazione comunale viterbese avviare la gara per l’appalto dei lavori di restauro: se detti lavori inizieranno entro il 2014, la riscoperta di un’opera sconosciuta di Bramante troverà un’ulteriore pubblicizzazione collocandosi nell’anno delle celebrazioni dei 500 anni della scomparsa del celebre architetto. Poiché la durata dei lavori è programmata in un anno solare, la struttura potrebbe anche accogliere manifestazioni collegate all’Expo 2015.
La possibilità di realizzare il progetto ha acquistato concretezza nel giugno 2012, con l’acquisizione, da parte del Comune del complesso, allora proprietà del Demanio militare, usufruendo di fondi regionali e con la partecipazione economica nella realizzazione delle opere da parte della Carivit.
Dopo la rimozione di uno strato di circa tre metri di macerie e la selezione dei materiali, è stato possibile eseguire i rilievi e le indagini previste (attraverso lo scanner laser 3D, la catalogazione degli elementi delle colonne crollate, le indagini diagnostiche e le analisi chimico-fisiche e mineralogico-petrografiche). Il rinvenimento di tutte le 24 colonne dell’impianto originario bramantesco e di tutti i loro capitelli, ha indotto a riconfigurare il progetto originariamente proposto, intendendolo come un restauro di ricomposizione teso a esaltare le parti autentiche e la fisionomia originaria della struttura, limitando le aggiunte necessarie alla sua rifunzionalizzazione.
Dopo il loro recupero, per le Scuderie si prevede una destinazione d’uso coerente con il loro valore di monumento legato a Giulio II e Bramante, e diversificata, per dare la possibilità di un loro uso continuo. Lo spazio coperto della parte ricostruita si presta ad accogliere nelle navatelle laterali – le cui colonne definiscono spazi modulari – stand per esposizioni. In occasione di particolari eventi questo spazio potrà essere collegato con la zona scoperta, che potrà essere fruita anche autonomamente per manifestazioni all’aperto.
Ai fini di una comunicazione esterna, oltre ad accogliere iniziative e attività giovanili nell’ambito artistico e culturale e allestimenti temporanei, potrebbe ospitare un punto web di conoscenza e irradiazione verso le notevole risorse materiali e immateriali di Viterbo e del suo territorio.
Breve sintesi storica
Non si può comprendere l’importanza delle Scuderie senza conoscere l’ambizioso programma di trasformazione della Rocca Albornoz (che nel Rinascimento diviene la residenza viterbese dei papi) intrapreso da papa Giulio II, il quale, risiedendovi nel settembre 1505, constatato che l’edificio, nonostante gli interventi operati da Pio II, manteneva ancora un carattere tipicamente medievale, si rivolge a Bramante, che ne trasforma la corte interna apponendovi due nuovi fronti con porticati. L’intervento risale agli stessi anni che vedono l’avvio dell’“ammodernamento” della Basilica di San Pietro a Roma, con “artefici” gli stessi due personaggi: Giulio II e Bramante.
A completare la funzionalità della nuova residenza papale, viene costruito all’esterno, in località Sallupara, tangente alle mura urbane di Viterbo, le imponenti Scuderie, lunghe 63 metri, a tre navate con volte a crociera poggianti su 24 colonne monolitiche di peperino alte quasi 5 metri, e capitelli d’ordine tuscanico, simili a quelli delle logge dei fronti porticati interni alla corte della Rocca Albornoz.
L’edificio nell’Ottocento verrà trasformato in carcere su progetto dell’ing. Vincenzo Federici che ne riconfigura il fronte verso la piazza dotandolo di un portale bugnato e di una semplice intelaiatura architettonica. I bombardamenti del 1944 provocarono il crollo parziale del piano superiore e, in seguito, a causa dell’incuria e dell’abbandono crollarono anche le volte e le colonne: questo edificio, pregevole testimonianza storica e artistica (considerata ancora nel Settecento come “la Stalla che vien ammirata da tutte le nazioni Straniere e considerata per la più bella d’Italia”) appariva fino a due anni fa un cumulo di macerie invaso da una ‘foresta’ di rovi cresciuti al suo interno, al punto che stava per essere demolito e sostituito da una nuova costruzione.
Cronistoria del recupero
Grazie alla segnalazione dei due storici dell’architettura viterbesi Enzo Bentivoglio e Simonetta Valtieri (che, già nel 1971, avevano attribuito il progetto all’illustre architetto rinascimentale, attraverso dei documenti del 1506 e del 1508 che attestano la presenza di Bramante a Viterbo), i resti delle imponenti Scuderie della Rocca Albornoz, sono state vincolate dalla Soprintendenza, e contestualmente è stata presentata una proposta di loro “riscoperta” nel bando della Fondazione Carivit 2008, settore ‘Arte, attività e beni culturali’, per avviarne un processo di restauro e di rifunzionalizzazione compatibile.
A seguito della presentazione di un’idea di progetto di restauro virtuale attraverso un’animazione 3D – che ha consentito di comunicare con immediatezza i valori spaziali dell’impianto originario a tre navate su colonne – e della pubblicazione del volume a firma Bentivoglio-Valtieri, le Scuderie della Rocca Albornoz trasformata da Bramante per Giulio II. La Fondazione Carivit nel gennaio 2011 ha stipulato una convenzione con il Dipartimento PAU (Patrimonio Architettonico e Urbanistico) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, nominando come coordinatore scientifico, Simonetta Valtieri, professore ordinario di restauro architettonico.