Cari Leonardo Michelini e Antonio Delli Iaconi, fateci capire. Fateci capire bene, giacché quando uno non capisce poi finisce per diventare sospettoso. E allora voi, che state sulla tolda di comando della maggioranza, avete il dovere di rendere limpido e trasparente ciò che limpido e trasparente oggi non è. Giacché – concorderete con me – non è facile capire come mai un esecutivo finisca per ritirare (e poi bocciare) un emendamento proposto da un assessore, dopo che dalla maggioranza (attenzione, non dall’opposizione) sono arrivate osservazioni negative difficili da elaborare per chi è semplice spettatore esterno.
Tra l’altro, il tema non è di quelli di secondaria importanza, ma quello su cui la città dovrebbe puntare per rinascere a nuova vita dopo la delusione-illusione dell’aeroporto, ovverosia le terme. E allora, tanto per fare un po’ di cronaca, andrebbe spiegato bene perché – portato in consiglio dall’assessore termale Tonino Delli Iaconi – è stato bocciato (dopo che era stato presentato dallo stesso, poi ritirato, poi fatto suo e ripresentato dal consigliere di minoranza Giammaria Santucci) l’emendamento che recitava testualmente:
“Si impegna il sindaco
1 – Alla chiusura progressiva di tutti i pozzi abusivi da cui sgorghi acqua termale;
2 – A effettuare un censimento e la regolarizzazione definitiva con concessione e/ o sub concessione per un ottimale uso delle risorse idriche;
3 – A chiedere alla Regione Lazio una riattualizzazione del Piano Piscopo fatto proprio da Comune e Regione allo scopo di ottimizzare l’uso delle risorse per un migliore piano di sviluppo.
Insomma, un ragionamento di buon senso che doveva consentire di ottimizzare al massimo le risorse idriche esistenti e – perché no – anche favorire l’ingresso di altri privati per creare quel clima di libera concorrenza indispensabile per poter far decollare al massimo quel progetto che attende da lustri di essere attuato.
E invece? E invece dubbi e osservazioni sono arrivati proprio da “Oltre le mura”, nella persona del consigliere Maurizio Tofani, al quale sembra sia rimasto indigesto proprio il terzo paragrafo dell’emendamento, quello – tanto per capirci – che dovrebbe favorire una sana concorrenza, la più ampia possibile.
E così, invece di andare avanti a passo di carica (come sarebbe giusto che fosse) la maggioranza s’è incartata e s’è presa un’altra (l’ennesima) pausa di riflessione. Intanto la città aspetta. E non capisce. E allora, per l’ennesima volta, val bene rispolverare il saggio zio Giulio (Andreotti): “A pensar male si fa peccato, ma in genere ci si azzecca…”.
Progetto termale: Comune, facci capire
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mandate qualcuno a intervistare Tofani…