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“Più dignità per i pazienti psichiatrici”

Vito Ferrante (Afesopsit)

Vito Ferrante (Afesopsit)

A distanza di un anno il fenomeno si ripete. E altro non si può fare che prenderne atto, con la massima tristezza, condita da rabbia e dolore. Se ne era già parlato il 18 settembre 2013. La denuncia partiva dall’Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia. L’Afesopsit. Che oggi torna a scrivere, ad informare, sull’ennesimo caso da portare sotto la luce dei riflettori. “Siamo venuti a conoscenza che presso il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Viterbo (l’Spdc, ndr) alcune settimane fa, nella notte fra il 13 e il 14 giugno, si è verificato un episodio che ha provocato gravi lesioni e un effettivo pericolo per la stessa vita, ad un assistito che era stato legato al letto e lasciato senza una continua adeguata assistenza, nonostante le sue richieste”. Questo il grido di allarme.

“Il gravissimo episodio che poteva avere conseguenze letali – spiega ancora il presidente, Vito Ferrante – conferma la legittimità e la giustezza delle nostre preoccupazioni. E la conseguente necessità che esse siano recepite da tutte le istituzioni competenti, al fine di garantire l’incolumità e i diritti degli assistiti, e promuovere le buone pratiche necessarie per garantire assistenza adeguata, pieno rispetto della dignità umana, efficacia del servizio pubblico, assoluta conformità alla legge”.
Quanto appena esposto integra così la segnalazione dello scorsa estate. Sulla quale dovette intervenire la magistratura. “Nel 2013 avevamo infatti segnalato a tutte le competenti autorità la situazione di obiettivo rischio della violazione della dignità umana e di effettivo pericolo per l’incolumità personale, conseguente alla pratica delle contenzioni degli assistiti presso il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Viterbo”, incalza Ferrante. Un gravissimo caso che cozza con gli articoli 13 e 32 della Costituzione.
“Ovviamente restiamo a disposizione per ogni opportuno chiarimento, approfondimento, collaborazione, nello spirito di comprensione e di solidarietà che ci caratterizza”, chiude l’Afesopsit.

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