In un consiglio comunale sbracatissimo come prima e più di prima, due i momenti da salvare: quando sotto, nella piazza, la banda dell’esercito suona l’inno nazionale (tutti in piedi pure in sala, ma l’applauso finale, tipo Italia ’90, se lo potevano pure risparmiare), e poi alla presentazione dell’ordine del giorno del consigliere Marco Ciorba, di Oltre le mura. Che conferma di essere tra i pochi (l’unico?) ad occuparsi e preoccuparsi delle sorti dei nostri tesori archeologici e artistici.
Stavolta l’attenzione di Ciorba si concentra sulla Sovrintendenza, tema di stretta attualità e mica felice, dopo la riforma – ispirata dall’iconoclasta presidente del consiglio Matteo Renzi – che ha rivoluzionato proprio questi enti. Viterbo, e la provincia, e le zone limitrofe, ci hanno rimesso l’esistenza della Sovrintendenza dell’Etruria meridionale, abolita tout court, con tutte le ripercussioni del caso, specie sul patrimonio etrusco. “Ma visto che il ministro Franceschini ha assicurato che gli Etruschi saranno comunque al centro dell’attenzione della Sovrintendenza del Lazio, che ha inglobato il ruolo e le competenze di quella dell’Etruria meridionale oggi abolita, gli chiediamo di spostarne la sede proprio qui, a Viterbo – ha detto Ciorba – Perché è assurdo che debba essere a Roma, avulsa dal territorio su cui ha giurisdizione”. Insomma, Ciorba, con il suo ordine del giorno, impegna il sindaco e la giunta a promuovere ogni azione presso Governo, mistero e parlamento, affinché Viterbo venga considerata il centro vitale, amministrativo e simbolico.
Non solo: quella di Ciorba è una “proposta concreta”, come gli hanno riconosciuto i colleghi, di maggioranza e di opposizione, per una volta tutti d’un sentimento. “Attenzione – ha ribadito il consigliere – non vogliamo essere una succursale del solito baraccone romano, ma vogliamo essere il riferimento del brand etrusco. E perciò chiediamo anche la creazione di un polo museale etrusco, un museo diffuso, e l’avvio di una grande campagna di scavi internazionale”. Magari seguendo le orme di quel Gustavo Adolfo che dalla Svezia, decenni fa, scese nella Tuscia per scoprirne le antiche vestigia, dall’Acquarossa in poi. La citazione di Vincenzo Cardarelli (“Qui rise l’etrusco”), il grande poeta cornetato, è stata la premessa emotiva che infiochetta il tutto.
Di lì in poi, ecco gli endorsement sperticati di tutti i gruppi consigliari. Con il Movimento Cinque Stelle per primo (che già aveva avanzato l’ipotesi alla Camera con l’onorevole Marta Grande), ma anche Forza Italia, con Giulio Marini che ha svelato un retroscena amaro: “Già cinque anni fa era nelle intenzioni del Governo, inteso come burocrazia, cancellare la nostra Sovrintendenza. Allora riuscimmo a metterci una pezza, parlando col sottosegretario Giro, ma stavolta la decisione è arrivata inesorabile”.
Il voto all’unanimità promuove l’idea di Ciorba e la consacra: alla giunta e al sindaco cercare di farla pesare, magari cercando appoggi pesanti in quel Fioroni che già aveva detto di averne parlato con Franceschini. Tutti uniti, insomma, per fare di Viterbo la capitale degli Etrusci: il lucumone etrusco, che secondo qualche burlone si aggira nelle vesti di fantasma a piazza del Comune, avrà brindato di gioia: magari con un bicchiere di vino rosso e miele, come si usava ai tempi.
Ciorba chiama, il consiglio risponde
di Andrea Arena
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