Finita l’estate (forse mai cominciata) si tira una riga e si fanno due conti. O meglio, ci si lecca le ferite. Ancor più in capoluogo come Viterbo, dove tra maltempo e crisi economica (soprattutto quella) c’è poco da sorridere. Di turisti se ne sono visti pochi. In calo rispetto ai comunque miseri che bazzicavano la Tuscia nel passato recente. E a condire una minestra di per se già amare, ci si mette anche il Corriere della Sera.
Che in Cronaca di Roma riporta senza remore i dati del Buy Lazio. Quasi 150 i seller. Ottantacinque invece i buyers, provenienti dai mercati esteri. E fin qui nulla di male. Anzi. Il problema però è che l’articolo riporta, in coda, le percentuali dei “venditori”. Naturalmente suddivise rispetto alle portata delle varie provincie.
La Capitale e il suo comprensorio, per logica, la fanno da padroni. Con un 45 per cento netto e incontrastato. Seguono a ruota Latina (16%), Rieti (14%), Frosinone (13%), e Viterbo. In chiusura, con un misero 12 per cento. Ma come? Verrebbe da dire. Come è possibile esser così poco rappresentati, soprattutto dinnanzi ad un’opportunità di crescita e visibilità tanto sfiziosa, quando negli ultimi tempi la parola massima sulla bocca di tutti è sempre e solo quella? Turismo. Ci punta il Comune. Turismo. Lo annuncia la Provincia. Turismo. Lo richiedono a gran voce gli operatori, stremati.
“In realtà il dato è relativo – confessa per Confesercenti Vincenzo Peparello – poiché le nostre aziende sono a Rieti per il Buy in rappresentanza. Poche sul campo, molte dietro. Nel 2013 la manifestazione si è svolta qua. Eravamo in tanti. Trattandosi di un circuito itinerante è normale che di anno in anno il numero cambi”.
Meglio quindi spostare l’attenzione sulle prospettive e sui risultati. Con la superpotenza Russia che la sta facendo da padrona in fase di “acquisto”. “Sono coordinatore del Buy – prosegue – Veniamo da una stagione difficilissima. Per il maltempo abbiamo perso una trentacinquina di giornate lavorative. Ma non ci nascondiamo solo dietro il meteo. La crisi ha colpito forte. Occorre ripartire”.
Altra frase che tanto va di moda. Come? E ancora, il salone di Rieti può realmente essere utile a perorare questa causa? “Di visitatori interni, di italiani, abbiamo perso quasi un 10 per cento – spiega sempre Peparello – stagnano invece gli stranieri. Il più due punti percentuali non convince. Si fermano poco tempo e spendono meno. Si necessita di motivare la gente. Di fornirgli pacchetti brevi. Cambiare ogni mese. Penso all’enogastronomico, un settore che tira tantissimo. Fuori ci guardano con enorme interesse sul versante vita-prodotti. Proprio la Russia spinge alla grande sulle eccellenze che abbiamo”.
Se però ci stanno, e non vengono colte, la tanto agognata ripartenza avverrà mai? “Non ci dobbiamo inventare nulla – chiude – serve solo di riorganizzare. Lo slogan è ‘dal contatto al contratto’. E ognuno deve fare la sua parte in ottica di investimenti mirati”.
Nel frattempo però la riflessione è disarmante. Non Buy Lazio, ma bye bye Viterbo.