Misurato prima e dopo, Lucio Matteucci risulta più alto di abbastanza centimetri. Ed è anche giusto, che un poco si sia gonfiato. Poiché il suo movimento, o meglio, la Viterbo civica che ha fondato, è riuscita a portare sul palchetto di piazza della Morte addirittura Zingaretti. Vale il discorso di sempre. Non l’attore, ma il politico. Nicola. Quello che di mestiere fa il presidente della Regione. Sopraggiunto con trequarti d’ora di anticipo (evento nell’evento) contro ogni aspettativa dello stesso Pd. E addirittura disposto a dialogare riguardo i quattro grandi quesiti che gli sono stati recapitati formalmente in busta chiusa. Magari a metà. Non per niente già sapeva tutto e qualche risposta l’ha pure data.
“Per il resto, entro domani vorrei replicare – queste le sue parole – le domande sono molto specifiche. Quindi se vi fa piacere invito una delegazione alla Pisana”. Il sunto è questo e il seguito è praticamente aria fritta (che con la porchetta della festa dell’Unità si abbina alla grande). O meglio, politichese. Si va dal “sono arrivati i soldi per trasformare Belcolle in una Dea di primo livello”. A “l’arsenico è una triste eredità che abbiamo raccolto e sulla quale stiamo operando”. Per chiudere con “no alle discariche, siamo per la differenziata. E il lago di Vico gode di buona salute. Almeno rispetto al passato. Attenti agli allarmismi”.
Questo lo Zingaretti pensiero. Contornato da una pacifica (più che mai) manifestazione basata su testimonianze a staffetta. In ordine sparso. Raimondo Chiricozzi, comitato Acqua potabile, intervenuto su pesticidi e tutela delle acque. Angelo Bini, presidente CoopCast, tutela del parco dei Cimini. Daniele Cario, comitato “Noi non la beviamo”, sul problema arsenico. Marzia Marzoli, presidente del Sib, che ha illustrato il disastro dei depuratori da Viterbo al litorale. Cristina Duri, testimonianza su una papale discarica. Fabio Gionfrida, Viterbo Civica, sempre discarica. Paolo Moricoli, da anni in prima fila per la tutela dell’ambiente. Chiara Frontini, sensibilizzazione dei giovani al problema ambiente. Daniele Sabatini sui suoi continui scontri in Regione per il medesimo argomento. Aurelio Meloni per Confesercenti.
Dopo il presidente torna nel suo ambiente naturale, la festa dell’Unità dell’attigua piazza del Gesù. Che si riempie piano piano, mentre Zingaretti si concede uno spuntino, rigorosamente slow, sotto gli ombrelloni del Tredici gradi. Arriva Fioroni (e l’abbraccio con Nick non si sa quanto sia spontaneo), ci sono i deputati, c’è il sindaco e la vice, alcuni assessori e consiglieri, c’è persino un Giovanni Arena in ghingheri (e in qualità di vicedirettore dell’Arpa), primi cittadini del comprensorio in attesa. Uno di loro, Alberto Bambini di Acquapendente, è direttamente interessato a parlare col presidente, per la questione dell’ospedale del suo paese: “Sì, ci ho parlato, speriamo bene”, dice il combattivo sindaco.
Poi, l’inaugurazione ufficiale della festa. Niente taglio del nastro, però, ma una suggestiva – quanto faticosa – salita sulla torre del Borgognone, insieme al sindaco e al segretario provinciale Egidi, per dispiegare uno striscione in memoria di Enrico Berlinguer e Aldo Moro, che si danno la mano, come in quella vecchia canzone di Venditti.
La festa è aperta, segue dibattito. Che diventa un monologo zingarettiano, pure se sul palco ci sarebbe anche il consigliere Panunzi (che dice sàlubre invece di salùbre, ma son dettagli). Il presidente parla tanto della sua amministrazione – le solite cose, le solite medaglie – e poco di Tuscia. Tra le cose da ricordare, ripetute anche prima ai fedelissimi mateucciani: “Per i pendolari abbiamo pronti diciotto nuovi treni sulla tratta Viterbo-Roma”, e ancora la Macchina di Santa Rosa: “Sarà il fiore all’occhiello del nostro padiglione ad Expo 2015”. E l’arsenico? Ci pensa Panunzi: “Ci sono sessanta milioni dall’Unione europea per rifare la rete idrica”. E la sanità? Ancora Zingaretti: “Da ottobre Belcolle sarà Dea di primo livello. Per il resto, ci stiamo impegnando con le case della salute, che consentono un enorme risparmio rispetto alle degenze ospedaliere. Quella di Sezze sta andando alla grande…”. Vallo a spiegare agli aquesiani.
Poi tutti via, nella notte viterbese, alle cene dei facchini in piazza San Lorenzo, saltando la lunghissima coda dei paganti grazie “all’entrata di servizio” di via San Clemente. Zingaretti e codazzo al seguito (ma non avranno mica mangiato tutti?).