Quinto giorno della tortura cinese (pardòn: della discussione sul Bilancio) in Comune. C’è la tassa di soggiorno, che però non è una tassa ma “un’imposta”, come ha distinto il raffinato consigliere Santucci, perché la tassa presuppone un servizio in cambio, e qui di servizi al momento non se ne vede neanche la puzza. Facce tirate, clima torrido, confessioni choc: “Ieri sera sono tornano a casa dopo il consiglio e a mia moglie ho cominciato a recitare: Michelini, Serra, Troncarelli… cioè l’appello della segretaria generale. A momenti mi cacciava di casa”, si sfoga un consigliere di maggioranza. Eppur bisogna andare, fischia il vento e passano i giorni e il Ferragosto è lì, miraggio bastardo.
Tassa di soggiorno, dunque. Presentata dall’assessore Barelli, al quale – al di là delle deleghe – tocca sempre il lavoro sporco: “E’ una tassa prevista nel nostro ordinamento già dal 1910, modificata, abrogata e poi di nuovo inserita. Per quanto riguarda Viterbo, ci tengo a sottolineare che non si tratta di una manovra funzionale al Bilancio, per coprire qualche buco. Basti dire che entrerà in vigore solo nel 2015, quindi con i conti attuali dell’amministrazione non c’entra nulla”. Buzzi (Fratelli d’Italia), non ci crede: “E’ una tassa strana, perché se ne parla solo da pochi giorni (sbagliato: il sindaco la annunciò a Viterbopost il 10 giugno scorso, ndr) e soprattutto perché non è chiaro cosa ci farete con il ricavato”. Ed è qui, come vedrremo, che si concentreranno i dubbi maggiori della minoranza.
Ancora Barelli: “Mi sono confrontato con le associazioni di categoria e devo dire che, sebbene ci siano posizioni favorevoli e altre contrarie, tutti hanno accettato il dialogo, anche futuro, per intervenire e migliorare gli aspetti relativi al turismo, con la disponibilità ad istituire un tavolo ad hoc”. Ancora Buzzi, perfido: “Mi risulta che tutte le associazioni siano contrarie tranne Unindustria, dove guarda caso c’è Delli Iaconi, il figlio…” Un altro conflitto d’interesse?
E mentre su piazza del Plebiscito i turisti arrancano sotto il solleone, si susseguono gli interventi. Frontini, contraria & allarmista: “Questa è una preghiera: ripensateci. Chiediamo soldi senza dare alcun servizio in cambio. I turisti non hanno una mappa, una navetta che li trasporti. E si penalizzano gli imprenditori, che alla fine pagheranno loro il balzello, col risultato che i viaggiatori andranno a dormire altrove, in provincia, dove la tassa non c’è”. Scenario improbabile, ma detto così fa scena.
De Dominicis, pure contrario e didascalico: “L’altro giorno ho incontrato due signore all’ufficio informazioni. Chiedevano come portare i bagagli in auto al Bed & breakfast che le ospitava, visto che era in ztl. Ecco un problema concreto, e noi chiediamo pure la tassa a questi soggiornanti già penalizzati dalla mentalità viterbese? Meglio aspettare, e riflettere”. I grillini adoranti in aula, tutti rapiti dal ragionamento.
Taborri, favorevole: “Se vogliamo essere una città d’arte e di cultura la tassa ci sta, come c’è ormai ovunque. Non sarà un euro a mandare in crisi gli albergatori, sono altre le ragioni”. Moricoli, pure favorevole e un po’ naif: “Il turismo è l’unica arma a nostra disposizione nel mondo globalizzato”. Simoni, più pratico: “Non è una tassa, ma un investimento sulla città”. Sberna e Santucci, contrari: “Stiamo correndo troppo, e poi col ricavato che ci facciamo?” Giulio Marini, viterbesissimo: “Nel 2012 il mio assessore al Turismo mi propose la stessa cosa. Gli risposi: ma che sei gojo? In realtà credo che dovremmo aspettare che le opere del Plus e di Destinazione Italia, semmai verrà attivato arricchiscano la nostra città. Solo allora potremmo tagliare il traguardo e ragionare sulla tassa. E poi, con 70mila euro, quanto stimate di incassare il primo anno, ci si fa davvero poco e sarebbe meglio investirli per cose pratiche, concrete”.
Tra gli emendamenti della minoranza (uno, sacrosanto, per escludere i disabili dalla tassa), spunta anche quello dello stesso assessore Barelli: “Dal 2015 la destinazione degli introiti sarà affidata ad una delibera del consiglio comunale”. Come dire: scegliamo tutti insieme come utilizzare questi soldi, e chissà che non ne venga fuori qualche bella proposta. E utile.