Tra le mille prese di posizione all’indomani dell’approvazione in Comune del Bilancio 2014, ce n’è una che è una perla. Un esercizio di surrealismo condito con un pizzico di satira e shakerato dentro un contenitore di goliardia. La firma è di Sergio Insogna, esponente di spicco (perché in effetti è molto alto) della maggioranza, ma prima di andare a leggere ciò che ha scritto vale la pena raccontare il personaggio.
Conosciuto per le sua lunga militanza nel mondo del calcio (giocatore, presidente della Virtus Pilastro, presidente della Figc provinciale, consigliere regionale della stessa Federazione), Sergione è entrato in consiglio comunale nelle file dei Ds (poi del Pd), quando la sinistra a Viterbo si sognava soltanto lontanamente di governare. Travolto dall’ondata di rinnovamento dei democratici è salito sul treno vincente di Michelini con la lista civica Oltre le mura, dove convive pacificamente con colleghi di altre estrazioni. “Funzionario dell’Agenzia delle entrate, è sposato con Maria Rosaria e padre di Claudia e Serena e nonno di Matias”, si legge nel curriculum. Ha la delega allo Sport, ed è reduce da un’estenuante trattativa per assegnare la gestione dello stadio alla Viterbese.
Insogna replica a quell’opposizione che, all’indomani dell’approvazione in aula, aveva convocato i giornalisti per una conferenza stampa. Ed è qui che il nostro consigliere irrompe sulla scena, con la leggiadria dei puri di cuore e con un’abbondanza di citazioni pirandelliane francamente preoccupante: “E’ bello svegliarsi una mattina, e scoprire che chi aveva per lunghi anni tartassato ed affossato la nostra città per decenni ora, nel momento in cui è stato pesantemente sconfitto alle elezioni amministrative di un anno fa, riesce a fare quello che non è riuscito a fare quando governava Viterbo : abbassare le tasse… non votando il bilancio”. Ancora: “Questi sei personaggi in cerca di autore indire una conferenza stampa per spiegare il segreto del loro successo: andare all’opposizione per governare. In realtà siete solo dei comprimari: il Bilancio appartiene a chi lo vota, il resto sono solo chiacchiere”. Come dire: la minoranza, da che mondo è mondo, mica comanda. E lui, che dall’altra parte c’è stato a lungo, queste cose le sa bene.
Ma l’ironia non si ferma, e anzi è un fiume in piena, come le virgolette che qui centelliniamo per agevolare la lettura: “Uno, nessuno e centomila sono gli emendamenti presentati e poi ritirati, l’ostruzionismo costruttivo di questa ciurma di temerari che si infrange sullo scoglio un maxi-emendamento voluto e presentato dalla maggioranza e che ha messo in crisi chi voleva impedire alla stessa maggioranza di iniziare a fare cose importanti per la città. L’hanno dovuto votare per forza o per amore, oramai erano con le spalle al muro”.
Ma ce n’è anche per Santucci, il dirimpettaio di banco con il quale Insogna spesso a dato vita ad “indimenticabili” duelli dialettici: “Che bello vedere il collega Santucci festeggiare, contestualmente, l’approvazione del bilancio della maggioranza , il suo compleanno e l’anniversario della sua sconfitta elettorale: questa si che è sportività – e immaginiamo che qui Insogna parli da uomo di sport – Sentirlo parlare della gestione del Bilancio ha avuto la stessa credibilità che ha avuto, alcuni giorni fa, il comandante Schettino, quando ha parlato della gestione del panico all’Università”.
Il finale è un climax, sempre pirandelliano però: “Qualcuno dice : è il gioco delle parti, oppure cosi è ( se vi pare ). La loro conferenza stampa: ma non è una cosa seria. Allora lasciamoli alla loro pia illusione politica ed amministrativa. Auguri. E mille di questi giorni in minoranza”. E proprio sul più bello, ecco la caduta di stile: da Pirandello, il buon Insogna è finito per citare persino Baglioni.