Uno nemmeno fa in tempo ad applaudire l’ultima canzone in scaletta, e questi già ti hanno messo i bilanci sotto il naso. Ma che bella abitudine tutta viterbese… Finiscono i festival (finanziati) e subito ti squilla lo “smarfone” (direbbe Elio, uno a caso). Tirù tirù. Oggetto della mail: resoconto economico della rassegna. E sempre viva la trasparenza. Olé.
Ecco. Questo dovrebbe essere l’attacco di un articolo sul tema. Dovrebbe. Perché ad oggi, anno 2014, gli unici a fornire dati precisi (pre-ci-si) e bilanci approvati, sono i Signori con la “S” grande del Tuscia in jazz.
Chiusi i cancelli dell’edizione Summer a Bagnoregio, come poi già successo per la Spring a Viterbo, voilà il cartaceo. Presenze. In dieci giornate (due annullate a causa del maltempo) 1721 spettatori paganti. Parola di Siae, modello C1 dopo quattro spettacoli. Seimila teste invece contate sui gratuiti. Otto milioni le visite tra sito internet e social.
Strutture ricettive. Sono 2650 i pernotti e oltre 5.000 pasti. Hanno partecipato più 300 musicisti (150 seminaristi), provenienti da 23 nazioni differenti del mondo e da tre continenti.
Costi. Stampa, pubblicità e grafica euro 8.326. Siae euro 3.289. Hotel e ristoranti euro 11.150. Service audio, luci, palchi e noleggio strumenti euro 8.850, Artisti euro 60.200. Viaggi e trasporti euro 3.611. Il totale è dunque di euro 95.426.
In entrata. Biglietti concerti euro 15.084 (C1 siae). Seminari euro 31.000. Bar euro 5.136. Comune di Bagnoregio euro 12.000. Meta Energia 12.000. Carivit 4.880. Fondazione Carivit euro 2.000. Provincia di Viterbo euro 12.000 (il bando della legge 32 a tal proposito non è ancora uscito, ergo, salto nel buio). Il totale delle entrate è di euro 94.100. Si è dunque registrata una perdita pari a euro 1.326, coperta da fondi dell’associazione.
La domanda è pertanto la seguente. Perché questi forniscono i bilanci e gli altri no? “E’ un impegno che ci siamo presi e che abbiamo intenzione di mantenere – dice il direttore Italo Leali – Anche se la parte pubblica non supera il 20% del budget totale come organizzazione ci sentiamo in dovere di rendicontare non solo agli enti, ma anche ai cittadini. A fronte di questi 20.000 euro pubblici abbiamo prodotto un’entrata per il territorio pari a oltre 250.000 euro. Abbiamo restituito moltiplicato per 12 volte al territorio quello che ci è stato dato. Tutto questo lo abbiamo fatto senza l’aiuto della Regione e con solo 30.000 euro di contributi pubblici su 160.000 euro totali spesi in un anno”.
Ok. Bravi. Ma gli altri perché no? “Non lo so – chiosa – noi proseguiamo per la nostra piccola strada. Certo è che poi come si può valutare la validità di un progetto, e quindi la relativa assegnazione dei fondi, se non si conoscono gli effetti concreti sul territorio? Sono convinto che i numeri reali possano indicarci la strada giusta da intraprendere per sviluppare il settore della cultura”. Solo Italo è convinto però. Solo lui.