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“Cari romani, non sapete cosa vi perdete”

Il sindaco Michelini illustra il Trasporto

Il sindaco Michelini illustra il Trasporto

Noi glielo abbiamo detto, glielo abbiamo spiegato a parole nostre, c’erano persino le slide, su uno schermo, a rendere più chiari i concetti. Ma loro, loro, l’avranno capito che razza di festa è il Trasporto della Macchina di Santa Rosa? Dubbi amletici di una mattinata romana d’agosto, per la presentazione ufficiale del 3 settembre, in una cornice da Dolce vita – l’enoteca regionale Palatium, via Frattina angolo via Belsiana, e non so se mi spiego – e in una sala affollatissima.
Già, affollatissima, ma da chi? Dagli amministratori viterbesi, sindaco in testa, un paio d’assessori, il presidente del consiglio comunale Rossi (sì, quello senza giacca e cravatta), il consigliere regionale Panunzi, il presidente della Provincia Meroi. E poi? Giornalisti sempre viterbesi, caricati – no, non a forza – sul bus granturismo istituzionale. E ancora: i costruttori della Macchina, i rappresentanti del Sodalizio dei facchini – cravatta d’ordinanza e ciuffo da esibire per facilitare la spiegazione ai profani -, umanità varia. E i romani? ‘Ndo stanno li romani? Qualcuno c’è, e mentre si attende l’arrivo del presidente della Regione Nicola Zingaretti (giunto con 26 minuti di ritardo), facciamo il giochino dell’indovina chi: quello è un addetto stampa della Pisana, quell’altro un funzionario, portaborse come se piovesse, questi ragazzotti con la telecamere lavorano per qualche emittente capitolina, di quelle che o parlano di calcio o fanno vedere le telenovelas brasiliane. Si aggiunga la solita dose di ninfette ed ecco qua, possiamo cominciare.

La platea: tanti viterbesi e pochi romani

La platea: tanti viterbesi e pochi romani

Eppure, il posto è bello, l’idea pure, e come prima volta può anche andare bene. Ma se si vuole promuovere “a livello universale Santa Rosa, perché con il riconoscimento Unesco questa festa appartiene a tutti”, come dice il sindaco, forse bisognerà lavorarci ancora. Magari non sulla location, ma sul messaggio. Perché tra lo stesso Michelini (Frase culto: “Chi non vede il 3 settembre non sa cosa si perde”, e peste lo colga, aggiungiamo noi), Meroi e il presidente Mecarini, l’impressione è che si abusi un po’ troppo della retorica. Del concetto “la Macchina di Santa Rosa è lo spirito di Viterbo, la quint’essenza della viterbesità”. E ancora, il sacrificio dei facchini, la città in estasi, la tradizione che si rinnova: tutte cose bellissime – per carità – ma che già a Vetralla riescono un po’ difficili da comprendere. Specie se non si è mai visto il Trasporto dal vivo. Perciò, invece delle slide di cui sopra, forse per rendere bene l’idea – e per completare le puntuali spiegazioni tecniche dello stesso Mecarini – forse si poteva proiettare sullo schermo anche uno straccio di filmato, magari collegandosi a Youtube, dove ce ne sono di bellissimi. Sarebbe bastato poco. E naturalmente bisognerà aspettare il ritorno d’immagine nei prossimi giorni sui mass media capitolini.
E Zingaretti? Nella sua giornata tutta dedicata a Viterbo (in serata ha inagurato la festa dell’Unità in piazza del Gesù), ha annunciato che il Trasporto sarà uno dei pezzi forti dello stand della Regione all’Expo di Milano, progetto da sempre sostenuto dall’assessore Barelli: “E’ giusto così, perché questa festa la sentiamo in tutto il Lazio”, ha detto Nick the Quick. E Michelini, in quanto ad annunci, non è stato da meno, assicurando che questo sarà l’ultimo viaggio di Fiore del cielo: “I soldi per la nuova Macchina già ci sono”.
Fuori, su una via Frattina sorprendentemente pulita, i turisti giapponesi scorrono frenetici, buttano uno sguardo allo stendardo fuori all’enoteca e domandano: “What is Macchina di Santa Rosa?”. Bella domanda, ragazzi, ve lo spieghiamo con calma, dopo il vostro tradizionale assalto a Gucci.

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