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Villa Buon Respiro, una chiusura nel silenzio

Villa Buon Respiro

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Villa Buon Respiro chiude. E se prima era un’ipotesi reale, ora è una certezza. Lo dice il verbale dell’ultimo incontro tra i rappresentanti della San Raffaele spa – la società che possiede la clinica d’eccellenza viterbese, come altri ospedali a Roma e nel Lazio – e le organizzazioni sindacali, avvenuta il 25 giugno scorso a Roma. Verbale che Viterbopost ha avuto modo di leggere e del quale può ora dare conto.
Già, il 25 giugno. Un mese dopo l’annuncio del San Raffaele della proclamazione dello stato di mobilità per 262 dipendenti (medici, infermieri, personale vario) in tutta la regione, 135 dei quali proprio di Villa Buon Respiro, la totalità dei lavoratori. Una sentenza di morte per la struttura viterbese di eccellenza, realtà così importante nei delicati equilibri della sanità locale anche per i tanti degenti in cura da anni. Colpa delle “inadempienze” della Regione, sostengono i proprietari, gli imprenditori romani Angelucci.
Il 19 giugno il primo grido di allarme dei sindacati e di qualche politico. Poi più nulla. Eppure, l’incontro del 25 giugno a Roma, nella sede del San Raffaele in via Val Cannuta, è stato importante, perché ha decretato la fine di qualsiasi speranza di salvezza. “Non appaiono sussistere, allo stato, soluzioni alternative alla messa in mobilità del personale”, scrivono i rappresentanti della società e i sindacalisti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. E ancora: “Le società rilevano come, nonostante gli sforzi profusi nelle precedenti riunioni anche all’esito degli interventi fino ad oggi effettuati e della disamina dei documenti acquisiti dalle organizzazioni sindacali, non siano emersi fatti od elementi nuovi, tali da modificare in positivo il drammatico scenario”. Più chiaro di così.
La lettera è stata inviata per conoscenza al presidente della Regione Nicola Zingaretti e anche ai prefetti, tra cui quello di Viterbo Antonella Scolamiero, con in calce la firma del presidente del presidente del gruppo San Raffaele (due società distinte, visto che c’è anche il San Raffaele Roma, con cinquanta lavoratori in mobilità sui 262 totali), Carlo Trivelli. Che ribadisce: “Le parti dichiarano che, per le dinamiche realizzatesi, non può dirsi perfezionato alcun accordo”. E tanti saluti.
Quello che stupisce, tuttavia, è silenzio intorno a questi ultimi, terribili, sviluppi. Non una nota sindacale, né una dichiarazione da parte dei rappresentanti politici e istituzionali, di solito così prodighi in quanto a comunicati stampa sulle questioni più varie e spesso inutili. E dire che appena l’8 maggio scorso, gli stessi esponenti di maggiornaza in Regione, avevano inondato le caselle postali con peana e salamelecchi: “Abbiamo scongiurato la chiusura di Villa Buon Respiro”, annunciava il consigliere regionale del Pd Enrico Panunzi. Dopo è successo di tutto, anche se nessuno si è preso la briga di renderlo noto. Fino ad oggi.

E non resta che chiedersi cosa succederà ai lavoratori, nuovi disoccupati, e anche ai pazienti, molti dei quali ospiti da anni di Villa Buon Respiro, e bisognosi di cure e terapie riabilitative molto complesse e delicate.

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