Siamo in crisi e lo sapevamo: più poveri, più disoccupati, più indebitati. Magari anche più depressi di quanto fossimo cinque anni fa. Solo che adesso lo certifica pure il Sole 24 ore, cioè il quotidiano principe di economia e finanza. E se lo scrive lui…Le cifre non sono aggiornatissime, parametrate in base ad alcuni indicatori che, in quanto tali, non possono offrire un quadro analitico e fedelissimo della realtà viterbese. Per ora ci teniamo la maglia nera intessuta di numeri drammatici e prospettive inquietanti: ricchezza che è precipitata di più di dieci punti in un lustro, disoccupazione giovanile che ha sfondato il tetto del 40%, risparmi familiari in picchiata, attività commerciali e artigianali che continuano a saltare come birilli. Sì, lo sapevamo…
Il report del Sole 24 ore ha provocato la reazione sdegnata di Camera di commercio e Confartigianato. Sintesi: «E’ un triste primato…ma non era un segreto».
Tutta colpa di un destino cinico e baro? Macché, piuttosto delle infrastrutture che non ci sono, dei mancati aiuti alle imprese, della fiscalità che uccide. E anche questo lo sapevamo, non fosse altro perché fanno parte di una litania lunga un secolo, accompagnata dai soliti, immarcescibili suonatori. Quelli che non hanno la forza o, più probabilmente, hanno l’astuzia di mantenere la Tuscia in uno status quo che offra una garanzia sulla vita (loro e magari della discendenza) alimentando clientele che poggiano sull’intramontabile sistema del gattopardo.
O, forse, è soltanto insipienza e incapacità di governare la cosa pubblica. Vero, mancano le risorse. Ma il coraggio, la determinazione, persino la rabbia di battere un colpo, non dovrebbero far difetto a chi è chiamato ad amministrare.
Gli esempi di atavico immobilismo non mancano. Anzi, ce ne sono fin troppi. E tutti sotto gli occhi. La superstrada Civitavecchia-Orte-Terni, il raddoppio della Cassia, tanto per citare opere infrastrutturali di cui sui parla da almeno mezzo secolo. Lo sviluppo turistico che è un caleidoscopio di iniziative senza alcuna regia. L’accesso al credito che resta un miraggio. Le agevolazioni fiscali per l’imprenditoria giovanile (e non) che sono oboli alla povertà. La città termale che resta un sogno generazionale. L’ultimo flash ha illuminato la quasi surreale questione delle Terme dei Papi: tra le vecchie convenzioni e i nuovi, possibili affidamenti, si scopre che per il bando europeo su eventuali insediamenti si dovranno aspettare altri tre anni. Così, almeno, parrebbe di capire dalle parole dell’assessore, Tonino Delli Iaconi, quando dice che «sarà impossibile allestire una gara perché i nostri diritti come Comune scadono nel 2017».
E, a proposito di palazzo dei Priori, alzi la mano o la voce (fate come meglio credete) se in oltre un anno di amministrazione Michelini qualcuno ha intravisto interventi significativi in una città che invece sta sprofondando nel degrado. Non basta qualche transenna improvvisata o qualche iniziativa spot (il poliambulatorio del Carmine) per testimoniare che si è…cambiato verso. In compenso, il Pil delle polemiche interne, degli attacchi ad personam, accompagnati da annunci roboanti, segna un’oggettiva impennata.
Confermato, i soldi non ci sono. Ma non c’è neppure lo spirito di squadra. Tradotto in volontà ferrea di far sentire la propria voce in Parlamento e alla Pisana. Comunque non costerebbe un euro. Anzi sarebbe, è, un dovere, prima ancora che un diritto, per chi è chiamato a rappresentare e amministrare la vita di 300.000 anime. Altrimenti la maglia nera che la crisi ci ha assegnato non ce la leveremo più di dosso. Sveglia!
Per combattere la crisi la tassa di soggiorno per i turisti mi sembra proprio una bella idea….