Talete, il giorno dopo le polemiche non si placano. Così, mentre Paolo Piciucchi, uno dei tre membri del cda della società pubblica, non ci ha pensato due volte a scrivere la lettera di dimissioni (al contrario di Marco Fedele e dell’altro membro Giulio Lucidi, che hanno deciso di resistere, resistere, resistere), Marcello Meroi, presidente dell’Ato, ha deciso di non mollare la presa.
Insomma, l’Ecumenico si deve essere arrabbiato di brutto (chi lo conosce bene sa che l’uomo, quando s’incazza, è piuttosto spigoloso) e ha deciso di mettere da parte il suo proverbiale ecumenismo per mettere una serie di puntini sulle “i”. E sicuramente di frecce al suo arco ne ha più d’una.
La prima mazzata Meroi la dedica ai sindaci che ieri hanno criticato aspramente la sua condotta. “Accolgo con piacere – dice il Marcello furioso – l’attivismo dei nove sindaci che, sotto la guida del Comune di Viterbo, stanno indossando la casacca dei paladini della Talete accusando la Provincia di aver messo a rischio la sopravvivenza della società. Peccato che questo interessamento arrivi fuori tempo massimo e che, più che rivolto a tutelare gli interessi dei cittadini, appaia legato a ragioni di carattere prettamente politico”.
Poi affonda il coltello nella ferita. “Ricordo, se ancora ce ne fosse bisogno – aggiunge – che il punto relativo all’incremento tariffario è stato inserito all’ordine del giorno delle assemblee dell’Ato del 25 novembre e del 19 dicembre del 2013, e di quella del 7 marzo 2014, andate tutte deserte per mancanza del numero legale, causa assenza dei sindaci. Ebbene, il Comune di Viterbo e quello di Montefiascone sono stati assenti sempre; il comune di Civita Castellana ha partecipato ad una seduta su tre, così come i comuni di Arlena di Castro, di Canepina e di Valleranno; il comune di Castel S.Elia è stato assente una volta su tre: gli unici ad aver sempre garantito una presenza costante sono stati i comuni di Monterosi e Vignanello gli unici che avrebbero forse titolo per esprimersi e apparire credibili. Ricordo altresì che, dopo la riunione del 19 dicembre del 2013, il sottoscritto ha rassegnato le dimissioni da presidente dell’Ato 1 Lazio Nord, denunciando proprio la scarsa sensibilità dimostrata dai sindaci nei confronti dello stato di criticità in cui versava la Talete”.
Poi però Meroi, facendo riferimento alla seduta di giovedì scorso, si impantana sul concetto di unanimità..E dice: “Avevamo chiesto che il voto sull’incremento tariffario fosse unanime e che ogni sindaco si fosse assunto le proprie responsabilità. Come si fa a parlare di condivisione nel momento in cui su 59 comuni facenti parte dell’ambito territoriale, hanno partecipato alla votazione soltanto in diciannove? Con questi numeri, come si può parlare di condivisione e con quale coraggio la Provincia e gli stessi sindaci possono permettersi il lusso di mettere le mani nelle tasche dei cittadini chiedendo ulteriori sacrifici alle famiglie? Il centrosinistra parla di unanimità dei suoi sindaci, ma su quindici presenti, uno ha votato contro (Corchiano), mentre due, quello di Farnese e quello di Ronciglione, si sono astenuti. Non va dimenticato poi un altro particolare non certo irrilevante. Dei 27 comuni che hanno provveduto a trasferire la gestione del servizio idrico integrato a Talete, erano presenti in quindici. E allora di che stiamo parlando? Come si può pensare di poter tirare avanti una situazione oggettivamente critica andando ad incrementare il prelievo fiscale sui cittadini nel momento in cui ci si trova di fronte a dati così sconcertanti? O forse, ma non osiamo minimamente pensarlo, dietro a questo improvviso interesse per i destini della Talete si nascondono in realtà finalità di carattere politico, da collegare alle recenti elezioni amministrative che hanno modificato gli equilibri politici all’interno dell’assemblea, a tutto vantaggio del centrosinistra?”.
Al di là delle possibili manovre politiche sempre possibili, forse questo è l’unico punto debole del presidente Ato, dal momento che l’unanimità è benvenuta quando arriva, ma non va mai ricercata a tutti i costi. Le decisioni si possono prendere anche a maggioranza e chi ha in mano il bastone del comando ha il dovere di dimostrare un maggiore senso di responsabilità. Senso di responsabilità che, con quel voto contrario, è mancata.
Comunque sia, dopo le polemica un barlume di speranza. Ed è proprio Meroi ad alimentarlo rendendo nota una lettera dell’assessore all’ambiente della Regione Fabio Refrigeri recapitata alla Provincia proprio giovedì, in concomitanza con l’assemblea dei sindaci. “In questa lettera – spiega Meroi – l’assessore Refrigeri informa la Provincia circa l’intenzione della giunta regionale di operare in ogni direzione per aprire prospettive di mitigazione del costo del servizio idrico integrato per venire incontro ai cittadini già penalizzati da criticità di vecchia data, cui si è aggiunta negli ultimi anni anche la problematica dell’arsenico. L’assessore Refrigeri nella nota fa anche riferimento all’esigenza di stabilire un nuovo scenario per ciò che riguarda la gestione del servizio idrico anche attraverso una ridefinizione dei piani d’ambito”.
Se son rose fioriranno. Intanto però, la situazione rimane di stallo. Anche perché tra una settimana scadrà il mandato del cda di Talete, che andrà quindi rinnovato. La speranza è di non assistere, per l’ennesima volta, ai soliti giochi e giochini, ma che la politica, una tantum, sia in grado di dimostrare un minimo di dignità. Ci riuscirà?
Ah, saperlo.