La conferma pratica che avremmo pure i mezzi in casa per uscire dalla crisi, ma che assolutamente non sappiamo come utilizzarli, arriva direttamente dalla stampa non locale (e quindi non di parte). Ed è un po’ la solita storia del cane che si morde la coda. O della nipote del sindaco piazzata all’ufficio turistico (trattasi solo di un esempio, sia chiaro).
Comunque. La ola era appena cominciata in riva al mare. E le grida di gioia provenienti da Tarquinia si potevano avvertire fino almeno a Ronciglione. Il Corriere della Sera, e non Topolino, così recitava: “Viaggio tra i magnifici sepolcri dipinti della Necropoli Monterozzi. Lavori, novità, scene di sesso. Presto visibili per la prima volta i ‘Demoni azzurri’, scoperti per caso nel 1985”. E a seguire un interessantissimo articolo di Edoardo Sassi sulla roba di casa nostra. “Sono 6422 le tombe, tra scavate e individuate – riportiamo un passo – Duecento i sepolcri dipinti, caso unico per questa antica civiltà. Sia pure osservati, quando possibile, attraverso le (inevitabili) porte vetrate in grado di mantenere una sorta di microclima sigillato e invariabile. E poi il paesaggio, che sa già di maremma. La striscia di mare azzurro, laggiù. I rituali ancora in grandissima parte misteriosi e antichi di tremila anni. Ce n’è insomma abbastanza, aspetti scientifici a parte, per far della Tarquinia etrusca un luogo davvero magico e attrattivo. Chissà perché sempre troppo poco visitato, soprattutto da quei romani che pure ce l’hanno a portata di auto (poco più di un’ora in macchina, dopo Civitavecchia, direzione Grosseto)”.
E sull’interrogativo del Sassi (non Arnaldo) spunta il dramma. O la risposta drammatica, se si preferisce. Data non da Topolino di cui sopra, ma direttamente da L’Internazionale. “Come Italy expert per l’inserto viaggi del Daily Telegraph di Londra mi trovo ogni tanto a rispondere a dei lettori che mi fanno delle domande su viaggi in Italia – la penna e’ di Lee Marshall – A volte approfittano per farmi organizzare il loro viaggio, con quesiti del tipo ‘La nostra nave attracca a Civitavecchia per 12 ore, non vogliamo andare a Roma con il treno come tutti gli altri, cosa ci consiglia di fare?’. Domanda piuttosto facile, andate a Tarquinia, non vi pentirete, ma buona fortuna con i mezzi pubblici. La stazione dista un paio di chilometri dal centro, ci sono pochi collegamenti utili la mattina e su quel tratto operano due compagnie di autobus diversi, con biglietti non interscambiabili fra di loro”.
Ora, è evidente che Lee Marshall si sarebbe potuto fare gli affari suoi. Anche perché il pezzo prosegue su linee totalmente diverse. Gli anziani e i musei. E quindi a ferirci è solo l’incipit. Uno spunto però, comparando le tue testate, sorge spontaneo. Perché all’estero con mezzo capitello (forse) romano ci mangia una regione intera, e qui non siamo manco in grado di mettere d’accordo due compagnie di pullman che dovrebbero portare nel cuore mondiale della civiltà etrusca secchiate di turisti?
Che ci risponda qualcuno, please. Andrebbe bene pure il Corriere dei piccoli.