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Sospendere tutti gli impianti geotermici

Geotermia_1-4Sospendere tutti gli impianti geotermici di competenza regionale fino alla definizione da parte del Governo dei nuovi indirizzi e linee guida in materia di sismicità indotta e provocata. L’ho chiesto presentando una specifica mozione al consiglio regionale.

Con la mozione si chiede non solo la sospensione per gli impianti di competenza regionale, ma anche di regolamentare e predisporre indirizzi per la geotermia, di richiedere al ministero dell’Ambiente esplicita moratoria per l’impianto geotermico di Castel Giorgio e, infine, di avviare le procedure di zonizzazione del territorio della Regione Lazio, identificando le aree potenzialmente sfruttabili dal punto di vista geotermico, in coerenza anche con le previsioni del nuovo piano energetico regionale.

L’energia geotermica si basa sullo sfruttamento del calore naturale della Terra dovuto all’energia termica rilasciata in processi di decadimento nucleare naturale di elementi radioattivi contenuti naturalmente all’interno. L’energia geotermica si ricava attraverso apposite trivellazioni del terreno convogliando poi i vapori provenienti dalle sorgenti d’acqua del sottosuolo verso turbine adibite alla produzione di energia elettrica e riutilizzando il vapore acqueo per il riscaldamento urbano, le coltivazioni in serra e il termalismo.

Nella Regione Lazio sono pendenti 38 istanze di autorizzazioni alla ricerca per lo sfruttamento dell’energia geotermica. Di queste, 20 riguardano la provincia di Viterbo, molte delle quali nelle aree attorno al lago di Bolsena. Ci sono inoltre due impianti pilota sperimentali nel comune di Acquapendente e a Castel Giorgio in Umbria, inseriti nel bacino idrogeologico Sic (sito di interesse comunitario) del lago di Bolsena. Un elevato numero di trivellazioni intorno al lago di Bolsena mette a rischio non solo i pozzi che attingono dalla falda acquifera, ma anche la possibilità di miscelare l’acqua del lago di Bolsena, che contiene bassissime percentuali di arsenico, con la rete potabile della provincia di Viterbo che contiene invece percentuali di arsenico superiori a quelle consentite dalla normativa nazionale. Infine le trivellazioni potrebbero incidere anche sui sistemi termali con conseguente riduzione dei volumi delle acque che attualmente sono alimentate dalle sorgenti e con gravissime conseguenze per le economie dei numerosi stabilimenti diffusi nella Regione. Una situazione che, laddove si verificasse, arrecherebbe gravi danni al turismo, attività economica molto importante per il nostro territorio e, nel caso specifico, per tutto il comprensorio del Lago di Bolsena.

Inoltre, dal rapporto della Commissione Ichese (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), istituita dal Dipartimento della Protezione Civile della presidenza del Consiglio dei ministri, emerge che “…non si può escludere che le attività estrattive effettuate nel giacimento in località Cavone di Mirandola (Modena) possano avere innescato il sisma del 20 maggio 2012, il cui epicentro si trova a 20 chilometri di distanza, anche in relazione all’incremento delle attività estrattive nel pozzo a partire dall’aprile 2011. Variazioni di sforzi e pressioni all’interno della crosta terrestre, dovute sia all’estrazione di greggio che all’iniezione di fluidi pressurizzati per facilitarne l’uscita, possono non essere stati sufficienti a produrre un terremoto così violento, ma è possibile che la faglia responsabile dell’evento del 20 maggio 2012 si trovasse già vicina al punto di scivolamento, e che le variazioni prodotte dall’uomo nella crosta, benché estremamente piccole, siano state sufficienti per «innescare» il terremoto“.

Ribadisco infine il mio pieno appoggio agli impianti geotermici a bassa entalpia, ossia ad impianti che sfruttano il calore a piccole profondità, che permettono l’uso di pompe di calore per il riscaldamento e il raffreddamento di edifici residenziali.

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