L’emergenza acqua potabile non è ancora superata e i disagi per i cittadini della provincia di Viterbo continuano. Deroghe e auto deroghe, che hanno allungato i tempi dal 2001 al 31 dicembre 2012 e ai giorni nostri, non sono state sufficienti e si continua a distribuire acqua dichiarata non utilizzabile a fini umani (idonea solo per lo sciacquone). Le casette dell’acqua vengono chiuse o riportano affisse analisi di 5 o 6 mesi precedenti; i dearsenificatori non sono ancora in funzione; i cittadini sono costretti a comperare acqua minerale anche per lavarsi i denti o il lavaggio delle verdure, per la cottura della pasta e per il bagnetto dei bambini.
Le responsabilità politiche e morali delle amministrazioni locali, provinciali, regionali e nazionali sono così diffuse, tanto che sembra siano divenute inaccertabili.
Ben altre scelte si sarebbero dovute fare, per il riconoscimento del diritto all’acqua potabile. I cittadini si aspettavano il rimborso del 50% dovuto per legge, che altri Enti gestori in altre località hanno riconosciuto autonomamente.
Purtroppo anziché a questo e a pensare alla soluzione definitiva del problema, assurdamente c’è chi propone altri aumenti delle bollette per risanare i bilanci di un ente gestore la Talete, carrozzone messo in piedi dal pubblico, ma che pubblico non è, un ibrido che presenta i bilanci solo ai suoi soci, anche se sono i Sindaci dei Comuni.
Le differenti posizioni tra i sindaci, di pochi giorni fa, erano rispetto agli aumenti richiesti dalla Talete, o per la mancanza di accordi sul nominativo del nuovo presidente?
Nel 2012, infatti, non si è registrata nessuna diversità e l’aumento è entrato in vigore e basta. Coloro che allora favorirono gli aumenti si sono pentiti? Si sono pentiti anche della sottovalutazione dei problemi e delle scelte errate effettuate? Dearsenificatori dai costi incredibili per la realizzazione e per la manutenzione e casette dell’acqua che non avrebbero potuto risolvere i problemi?
Gli aumenti delle bollette proposte, con molta probabilità, verranno approvati, se non ci saranno altre posizioni di sindaci, come quella meritoria del sindaco di Corchiano Bengasi Battisti. Tutti d’accordo, quindi, per risanare il bilancio deficitario di 23 milioni di euro della Talete. E poi? Avremo acqua potabile dai rubinetti? Possibile che nessuno di questi signori pensi a fare autocritica? E’ del 1998 la direttiva della Unione Europea, del 2001 la legge italiana di recepimento e da allora i cittadini nulla hanno saputo sull’acqua addizionata con arsenico e ora vogliono di nuovo aumentarla?
L’atto di ripianare i debiti con l’aumento delle bollette è un atto indecente. Si continuerà a distribuire acqua avvelenata non utilizzabile a fini umani e dovrà essere pagata anche di più dai cittadini?
Chiediamo ai sindaci di riflettere ed esprimere voto contrario. Chiediamo ai sindaci di abbandonare la Talete al proprio destino. Chiediamo a tutte le istituzioni di affrontare seriamente la soluzione del problema acqua potabile.
Occorre finalmente decidere in fretta, per il bene della collettività. Lo chiede il dolore di coloro che piangono i morti per tumore; il dolore di coloro che piangono per i danni al DNA dei loro familiari. Lo chiedono le numerose indagini epidemiologiche. Si mettano finalmente in funzione i dearsenificatori costati 22 milioni di euro. Nel contempo però occorre lavorare alla soluzione definitiva del problema. Perché, ad esempio, non prendere in considerazione gli studi fatti e messi a disposizione da almeno 10 anni dall’università della Tuscia che ha individuato l’acqua buona e potabile nel sottosuolo del viterbese?
Il comitato acqua potabile–Aduc, alla luce di tutto ciò, affiancato dalla Uil, in collaborazione con lo studio legale Pistilli, continua l’azione rivolta a stimolare le istituzioni alla definitiva soluzione del problema, anche rivendicando l’osservanza del diritto all’acqua potabile. Continua la presentazione dei ricorsi di fronte al giudice ordinario per ottenere, in via equitativa, il risarcimento dei danni calcolati in €. 1600, per inadempimenti contrattuali, per violazione della normativa europea e per ottenere dal Giudice ordinario la riduzione del canone del 50% in base alle leggi.
Coloro che hanno acquistato, con fattura o ricevuta documentata, filtri o depuratori per la filtrazione dell’acqua, in casa o nei loro esercizi commerciali, potranno presentare richiesta di rimborso della spesa effettuata. Potrà altresì essere richiesto al giudice ordinario, il riconoscimento del danno biologico, derivante dall’assunzione di veleni senza la dovuta informazione.
I ricorsi decisi hanno dato ragione alle nostre rivendicazioni e gli enti gestori, fra cui la Talete, dovranno ridurre del 50%, ai ricorrenti, le prossime bollette dell’acqua, oltre ad essere stati sanzionati al pagamento per danni di € 1000. Qui sotto la copia dell’assegno circolare ricevuto da ogni ricorrente.