Dai lavoratori di Talete riceviamo e pubblichiamo:
Non è la pima volta che tentiamo di intervenire nel dibattito che di tanto in tanto i politici viterbesi accendono sul tema della gestione del servizio idrico, e non è la prima volta che, surrogando i doveri di chiarezza e trasparenza che dovrebbero essere la stella polare dei rappresentanti dei cittadini, gli amministratori di comuni e provincia, cerchiamo di mettere in evidenza delle semplici verità.
Ci preme ricordare a tutti che l’acqua non sgorga dal rubinetto semplicemente perché qualcuno gira una manopola, bensì perché dietro a quel semplice gesto c’è un lavoro ed una attenzione continua, 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, attenzione che fa capo alle lavoratrici ed ai lavoratori della Talete, i quali, nel bene e nel male, con professionalità ed impegno, riescono a garantire l’arrivo dell’acqua nelle case; dalla sorgente al rubinetto sia che l’acqua è buona oppure no il lavoro e l’impegno è sempre lo stesso.
Fatta questa semplice ma doverosa premessa, cerchiamo ora di condividere con i cittadini utenti del servizio idrico alcune verità:
il problema dell’arsenico è stato evidenziato dalla Comunità Europea dall’anno 2001, gli amministratori dei comuni e della provincia ne erano a conoscenza, o avrebbero dovuto esserne a conoscenza. Non hanno fatto nulla quando la gestione dell’acqua era a carico dei comuni. Non hanno fatto nulla quando hanno affidato la gestione alla Talete.
La Talete è una società a totale capitale pubblico, quindi in perfetta linea con la volontà popolare espressa con il referendum del 2011, la proprietà è dei comuni e della provincia.
La Talete altro non è che il soggetto gestore, essa opera nel totale rispetto delle scelte programmatiche, determinate attraverso atti formali dei sindaci e del presidente della provincia, quindi la scelte riferite agli investimenti piuttosto che alle tariffe attengono esclusivamente ai soci, i soci avevano ed hanno l’obbligo di esercitare il “ controllo analogo”, ossia l’obbligo di controllare la gestione della Talete, come dovrebbero controllare la gestione dei propri comuni per i sindaci e della provincia per il presidente.
Se la Talete è messa male in arnese, quindi, la colpa è anche, se non essenzialmente, di coloro i quali non hanno fatto il proprio dovere di controllo, quindi dei sindaci e del presidente della provincia.
Gli amministratori dei comuni e della provincia, che sono la espressione della politica locale, dispongono di tutte le informazioni, se hanno voglia e tempo di cercarle. Essi hanno il dovere civico e politico di informarsi, analizzare, proporre ed attuare, magari attraverso la Talete, le soluzioni ai problemi anche del servizio idrico.
Una nota va riservata anche agli amministratori di Talete, i quali pur volendo ed a volte tentando, non sono mai riusciti ad essere risolutivi e chiari con i cittadini, forse perché sono spesso rimasti impastoiati da logiche pseudo politiche e di parte.
Alcuni dei politici locali, amministratori dei comuni e della provincia, spesso intervengono parlando a vanvera, non si esprimono con cognizione di causa ed onestà mentale, bensì esercitano, con impegno e pro domo loro, l’esercizio di campagne mediatiche populiste, dimostrando di essere altro che attenti politici e buoni amministratori, bensì si dimostrano di sovente apprendisti guru, stonati pifferai e scomposti trascinapopoli spesso a gettone, saltimbanchi della politica e ciarlatani avvezzi a inganni mediatici (bugiardi), quando non rifuggono dalle proprie responsabilità con ignavia e codardia politica.
Tutto quanto sopra, sfruttando la buona fede della gente e a danno del servizio idrico, dei cittadini utenti e delle persone che ogni giorno in Talete fanno il proprio lavoro.