Regolamento sugli impianti sportivi: approvato con sudore. E non perché in consiglio comunale faccia caldo, né perché la fatica di chi fa sport si ripercuote, come nemesi, sui consiglieri di Palazzo dei priori. No, i brividi semmai vengono provocati da una maggioranza distratta, diciamo così, che in certi momenti sembra addirittura all’oscuro di quello che c’è scritto in questo malloppo di venticinque articoli.
Ma andiamo con ordine, premesso che già c’erano volute un paio di sedute per sviscerare i primi punti del suddetto regolamento. Primo sussulto, quando si parla della suddivisione degli impianti in “a rilevanza economica” e “senza rilevanza economica”. Nella prima lista, ci dovrebbe essere le strutture che tra biglietti d’ingresso e altro producono un po’ di ricavi alle società che le gestiscono, nella seconda quelle che ospitano soltanto le attività dilettantistiche dei tesserati. Solo che l’unica struttura del capoluogo “a rilevanza econimica” (e che dunque non deve partecipare ad alcun bando e deve versare un canone al Comune) è la piscina comunale. Non c’è lo stadio Rocchi, e la cosa sul momento coglie di sorpresa anche lo stesso sindaco. Perché l’impianto di via della Palazzina è uscito dalla lista? Semplice, perché non è di proprietà del Comune ma della Regione, che a sua volta lo concede gratuitamente a Palazzo dei priori. Dunque si tratta di un caso particolare, gestito direttamente dalla giunta: e infatti per le prossime settimane è attesa la delibera di concessione ad hoc che affiderà l’impianto di via della Palazzina in gestione alla Viterbese Castrense per i prossimi due anni.
La cosa suscita però qualche domanda. Chiara Frontini (Viterbo 2020): “Ma come? Se lo stadio non è del Comune perché il Comune sta pagando le operazioni di rifacimento del campo?”. Domanda legittima: i 30 mila euro per l’intervento li ha deliberati proprio la giunta. Altri, nella minoranza, si mettono una mano sul cuore (da tifoso) ed escono dall’aula al momento del voto sul cosìddetto “emendamento Insogna”, che sancisce di fatto la diversità dello stadio rispetto agli altri impianti viterbesi. La maggioranza vota a favore, ma l’impressione è che nessuno da quelle parti avesse capito bene cosa si stava votando. E la seduta viene sospesa perché nella sala vicina si deve celebrare un matrimonio (auguri e figli maschi).
Meno lisce le cose sono andate sul provvedimenti successivo, che qui chiameremo con un po’ pomposamente “emendamento Michella-Volpi”. I due consiglieri del Pd chiedono – e non è la prima volta – di escludere gli impianti sportivi delle frazioni per i bandi di gestione. Iniziativa magari nobile, “per consentire a quelle associazioni che li gestiscono e curano da anni di poter continuare senza ribaltoni”. A questo punto la maggioranza va in tilt: si chiede – dalla stessa maggioranza, mentre la minoranza è comodamente seduta tra i banchi dei giornalisti per godersi meglio lo spettacolo – il parere tecnico del dirigente Menghini, previa altra sospensione. Il dirigente rientra, legge e riflette e alla fine dà parere tecnico non favorevole. A questo punto, i paladini delle frazioni potrebbero anche ritirare l’emendamento, ma non lo fanno: eppure, i maldipancia delle periferie distaccate sembravano sopiti dopo che, nel bilancio in futura approvazione sono stati stanziati circa duecentimila euro per i rispettivi delegati. Si vota, allora, e qui nonostante il voto favorevole del sindaco (forse per dettare la linea) in molti della maggioranza hanno altri pareri. Qualche astenuto all’interno dello stesso Pd, direttamente contrari quelli di Oltre le mura, di Sel e di Viva Viterbo. Solo i voti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Fondazione fanno passare l’emendamento. Minchella e Volpi dovrebbero ringraziare loro, e non certo qualche alleato. La chiosa, nelle dichiarazioni di voto finali (e faveroli) sull’intero regolamento, ce la mette il Movimento Cinque Stelle: “Sono d’accordo allo sviluppo e all’interesse per le frazioni – dice Gianluca De Dominicis – ma stavolta non capisco: perché gli impianti sportivi delle stesse frazioni devono avere un trattamento diverso rispetto a quelli di Viterbo? Non stiamo parlando dela stessa città?”. In molti, in maggioranza, avranno pensato la stessa identica cosa.