Uomini incappucciati e litanie, croci e candele e orge. In un periodo storico in cui la religione era (anche) violenza e guerra, e in cui le antiche vestigia in decadenza venivano spesso utilizzate per riunioni e riti oscuri. Una buona dose di questi misteri si trovano anche a Tarquinia, in una tomba che da settembre sarà aperta al pubblico per la prima volta. E’ la tomba Bartoccini, di origine etrusca, che si trova nella necropoli tarquiniese di Monterozzi, e che attraversa quasi tre millenni di storia tra riti antichi e medievali: dagli Etruschi, che la costruirono intorno al sesto secolo avanti Cristo, ai Templari, che la utilizzarono a partire dal 1100 per i loro incontri segreti, fino a quel soprintendente dell’Etruria meridionale – Bartoccini appunto – che la scoprì e nel 1959.
E’ un sepolcro unico, noto finora soltanto agli studiosi per la sua pianta a croce, un rarissimo esempio di tomba-casa. I dipinti sono quelli classici della cultura etrusca e greco orientale, scene di banchetti. Nel 2004 il primo restauro. Ma è nel 2009, con la pulitura delle pareti, che vengono alla luce delle iscrizioni particolari, di epoca decisamente posteriore rispetto alla costruzione della tomba. Risalgono ai primi decenni del dodicesimo secolo, in pieno Medioevo: immagini e simboli della religione cristiane come la croce, il tau, il pesce ma anche la stella a cinque punte, la clava e la cornucopia. In più, una ventina di scritte in lingua volgare, incise probabilmente sull’argilla con dei rametti di legno.
Una sola è in latino, quella ritenuta più importante dagli studiosi: “Questa grotta è del frate Giovanni maestro”, che si riferirebbe ad un templare, maestro di Roma, Tuscia e Sabina che alcune fonti collocano nei primi due decenni del 1200. Come dire: quel luogo era sotto la sua tutela di templare. A confermare che in quella tomba si svolgessero riti e incontri dell’ordine, si sono iscrizioni che raccontano di giuramenti di segretezza e appartenenza. Poi ci sono le scritte in volgare che celebrano atti sessuali (futuere), compiuti sempre nell’antro, tra uomini e donne appartenenti all’Otem (Ordinis templi) e dunque in una dimensione religiosa dell’amore fisico. Iscrizioni, secondo gli studiosi, realizzate tutte dalla stessa mano, da una specie di “amanuense” ufficiale.
Insomma, un luogo affascinante e oscuro, come è sempre stato quell’ordine dei Cavalieri templari nato in Terrasanta ai tempi delle Crociate e poi scomunicato, all’inizio del 1300, da papa Clemente V, e protagonista di tante leggende, raccontate anche dal cinema e dalla letteratura (basti per tutti ricordare Il Codice da Vinci di Dan Brown) che vorrebbero i Templari implicati in tutti i maggiori eventi della storia mondiale, dalla scoperta dell’America alla Rivoluzione francese. Per restare dalle nostre parti, i legami con Tarquinia sono certi, visto che l’ordine possedeva in zona terreni ed edifici. E sulla tomba è stato pubblicato di recente anche un volume, “Graffiti templari. Scritture e simboli in una tomba etrusca di Tarquinia”, autore il paleografo Carlo Tedeschi.
Ma non è questa l’unica sorpresa della necropoli di Tarquinia. Come ha raccontato il Corriere della Sera, oltre all’apertura di settembre della tomba Bartoccini, prossimamente sarà visitabile anche la tomba dei Demoni azzurri, scoperta per caso a metà degli anni Ottanta mentre erano in corso lavori ad alcune tubature. Mentre nella tomba della Pulcella stanno realizzando – grazie ai fondi del ministero dei Beni artistici e culturali – i supporti per renderla accessibile anche ai disabili.