15112024Headline:

Dove stava la gente giovedì sera?

IMG_1037Se è di cultura che si vuole parlare, se è la cultura l’argomento che tutti hanno in bocca, se questa provincia vuol crescere proprio attraverso la cultura, dove stava la gente giovedì sera? Perché a Caprarola al massimo si potevano contare cinquanta capocce. Eppure a Palazzo Farnese non c’era altro, se non cultura. Nitida. Pulita. Profonda. Popolare. Tra l’altro inserita in una cornice unica. Che il mondo intero ci invidia. E che invece si tiene chiusa di lunedì, perché non si hanno i soldi per pagare i custodi. Misteri della Soprintendenza…

Sul palco comunque ci stavano gli Eví-Eván. Sette elementi. Piantati al centro della stupenda manifestazione “Di voci e di suoni” per la modica cifra di cinque euro a spettatore. Scenario suggestivo. Strumenti inconsueti. Presentazione in grande stile dell’ultima fatica, “Itinerario rebetiko”. Piuttosto. Cos’è il rebetiko? Dal 1922 ad oggi, e si sta parlando di Grecia, la tradizione di questo stile si è mantenuta viva attraverso dolorosi percorsi di migrazione (dal ’52 non si produce più, ma si tramanda e basta). Guerre e viaggi. Partendo da Istanbul e Smirne, per arrivare a Atene, Pireo e Salonicco. Una musica urbana che si è continuamente trasformata, pur rimanendo fedele alla sostanza e ai suoi temi. L’eros e le disavventure della vita. Vissuti con il lamento profondo degli emarginati. Una litania della miseria urbana. Roba meticcia. Una lirica del sottoproletariato che si esprime al chiuso. Dentro locali equivoci. Carceri e angiporti. Fra vino, hashish e tristi storie da raccontare.

Forse sarebbe bastato sapere che gli Eví-Eván collaborano con mostri sacri del calibro di Capossela o Sepe, per riempire l’arena a cielo aperto. Certi nomi tirano sempre. Anche quando non si conoscono. Che fanno status. O forse sarebbe bastato spulciare l’Internazionale, che li ha appena definiti “il riferimento del rebetiko in Italia”. Ma questa è la provincia che ci si merita. Quella che si scaglia contro la festa della porchetta (da ripetere, assolutamente). E poi non è in grado di differenziarla dagli Eví-Eván. Meglio un dj alternativo senza utilità alcuna quindi. Meglio un paio di fricchettoni che menano ad minchiam sui bonghi. Meglio il nulla. Che il silenzio assordante qui va sempre di moda. E in più permette di lamentarsi e criticare gli altri.

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