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Commercio e turismo: mercato stagnante

turisti (1)Dopo i dati del Sole 24 Ore che vedono la Provincia di Viterbo tra le prime province che soffrono di più la crisi economica di certo non vanno meglio i dati dell’Istat sull’andamento delle vendite al dettaglio di maggio e quello non meno preoccupante sulla flessione degli ordinativi della produzione.

Nei primi sei mesi dell’anno secondo, i dati dell’osservatorio Confesercenti Nazionale il saldo di apertura e chiusura d’impresa nei settori commercio al dettaglio e turismo è stato negativo per 20.244 unità, peggiore rispetto a quello del 2013 (- 13.814). Un saldo negativo per tutti i settori con l’eccenzione del commercio sulle aree pubbliche (+ 831) e nella vendita via internet (+82).

Il commercio al dettaglio in sede fissa è quello che registra una perdita maggiore tra nuove aperture e chiusure. Il prezzo più alto lo hanno pagato i piccoli negozi. Siamo preoccupati oltremodo anche per l’esito delle vacanze estive; tra l’altro ci si è messo anche il tempo che dal mese di aprile in coincidenza dei week end pasquali a oggi ha fatto perdere al settore, sempre da nostre stime, circa trenta giorni di lavoro.

Ma la bestia nera del turismo continua ad essere una crisi che ha ridotto la capacità di spesa dei cittadini italiani, infatti quello che risente di più è il mercato interno. Mentre la domanda internazionale continua a preferire la nostra località, soprattutto per un buon rapporto qualità prezzo, bisogna però registrare che anche ad un aumento dei turisti stranieri cala il fatturato, questo dovuto ad una minore permanenza e calo della spesa media pro-capite. Questo ci fa essere molto cauti sull’andamento della stagione estiva e con una ripercussione negativa sulle assunzioni sempre più stagionali.

Le preoccupazioni maggiori infatti ci giungono dai nostri operatori che da qualche anno assistono a perdite di fatturato, di valore aggiunto e di occupazione. Inoltre il nostro turismo vede perdere ulteriori quote di mercato e posizione rispetto ai paesi nostri concorrenti. Una situazione generale che per la Provincia di Viterbo è ancora più preoccupante, in quanto l’aumento degli stranieri nel paese (soprattutto presenze nelle città d’arte come Roma, Firenze, Venezia,..) non corrisponde ad un aumento nella nostra provincia dove soprattutto, il comprensorio del lago di Bolsena vede una flessione del mercato di lingua tedesca ritenuto un mercato primario per tutta la provincia. Anche questi alle prese con un potere di acquisto del reddito in difficoltà.

Certamente gli aumenti del costo del carburante, l’autostrada non aiutano i turisti stranieri soprattutto dell’Europa a spingersi con mezzi propri fino dalle nostre parti. Basti considerare che il 73% dei turisti del Lazio vengono dall’ Europa, un contingente importante che usa autovettura e pullman. Cosa fare quando in una situazione come quella attuale? Servono interventi certi tempestivi e mirati in un settore vitale per l’economia tutta come appunto quella del turismo. Servono risposte da parte del governo centrale, regionale e locale: l’aumento delle imposte a livello locale, dell’iva, dei carburante, l’abolizione dei buoni vacanza, in un momento di forte recessione risciano di farla diventare irreversibile.

Infine una nota sulla notizia e approvazione da parte della commissione consigliare di istituire nella città di Viterbo la tassa di soggiorno: su questo argomento le nostre associazioni di categoria si erano già espresse nel recente passato “bocciando” la richiesta da parte del comune di introduzione della tassa di soggiorno, ritenuta anacronistica e fattore deterrente rispetto ai servizi di accoglienza e all’incoming, rendendo le nostre offerte turistiche meno competitive soprattutto in un momento di difficoltà del turismo a livello locale.

Gli introiti tra l’altro incerti e di difficile gestione con scarse ricadute sull’efficienza e l’efficacia dei servizi al turista, servizi che ci dovrebbe già pensare l’ente locale con l’introitazione di tasse ed imposte che pagano cittadini ed imprese. Inoltre non ci sembra che l’intervento sia molto in linea, come dicono gli amministratori, con i circa 500 comuni che l’hanno adottata, contro gli 8057 comuni italiani totali. Se dovesse servire, prendiamo esempio da paesi nostri concorrenti/competitori vedi la Francia. Sul tentativo in questi ultimi mesi di una manovra correttiva di bilancio, l’assemblea nazionale francese che avava in prima battuta approvato l’aumento della tassa di soggiorno fino a 8 euro. Il Ministro degli esteri Laurent Fabius, fortemente contrariato, ha costretto l’assemblea nazionale ad azzerare l’aumento. Il Ministro ha definito la tassa di soggiorno contraria e penalizzante alla promozione del turismo che è una priorità per l’impiego e l’equilibrio dei conti esteri della Francia.

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