Ma ne vale la pena? E, soprattutto, cui prodest? Viene da chiederselo in questi giorni assistendo al dibattito (o meglio, al non dibattito) sulle prossime elezioni per la nomina del futuro presidente della Camera di commercio viterbese. Che vede schierate – l‘un contro l’altro armate – due compagini agguerritissime che, al di là di qualche mossa più o meno tattica, non vogliono cedere di un millimetro da posizioni che sembrano irremovibili. E che, al di là delle solite chiacchiere di maniera (che lasciano il tempo che trovano), si stanno facendo la guerra per raggiungere un solo e unico obiettivo: quello della nomina del presidente.
Da un lato c’è Domenico Merlani, giovane e rampante presidente di Unindustria, con 14 voti già in cassaforte (Unindustria, Cna, Coldiretti, Cia, Lega coop e sindacati); dall’altro Mauro Barlozzini, direttore di Confcommercio, spuntato come competitor all’ultimo minuto, che di voti ne ha soltanto 11 (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Federlazio). E in mezzo ci sono tre categorie (credito, consumatori e ordini professionali) che preferiscono restare alla finestra fino all’ultimo, senza schierarsi. Anche se le pressioni dall’una e dall’altra sponda in questi giorni non mancano.
Di qui una situazione bloccata e che – nonostante qualche timido tentativo di dialogo – non è destinata a mutare, giacché nessuno dei contendenti ha intenzione di fare (sull’unico criterio che conta), un minimo di passo indietro.
L’impressione che si ha – vista dal di fuori – è che questa competizione veda proprio attorno a Merlani il nodo del contendere. Il quale il presidente lo vuole fare. Senza se e senza ma. Dall’altra parte però, il nome è apparso da subito piuttosto indigesto. E sono quindi cominciate le grandi manovre per segargli le gambe. Rino Orsolini (ex presidente di Federlazio), sicuramente il più titolato a fare la concorrenza a Merlani, ha preferito non esporsi in prima battuta. Ed ecco quindi la candidatura di Barlozzini e la richiesta di dialogo (caduta però nel vuoto) tendente – a lume di naso – a rimescolare le carte per arrivare a una soluzione condivisa (tra i due litiganti…).
Niente da fare. Merlani e soci hanno fiutato il trappolone e hanno preferito seguire la massima secondo la quale, in certi casi, il silenzio è d’oro. Dunque, lo scontro è destinato a proseguire, non si sa bene con quale soluzione finale. Visto che – rimanendo così i numeri – anche un’eventuale elezione con lo scarto di uno o due voti porterà alla composizione di una giunta spaccata esattamente a metà, con le conseguenze che tutti possono immaginare.
Ma, al di là di tutto ciò, due sono i punti sul quale il cittadino comune dovrebbe riflettere. Il primo: si parla tanto male della politica (e molte volte a ragione), ma in questo frangente la classe imprenditoriale viterbese sta dando all’opinione pubblica uno spettacolo uguale in tutto e per tutto a quei teatrini inconcludenti per il bene pubblico, ma che servono solo ad acquisire visibilità e potere da parte di chi poi la spunta. Secondo: alla luce dei recenti provvedimenti presi dal governo Renzi (taglio del 50 per cento dei contributi che le imprese devono alle Camere di commercio), vale ancora la pena fare tutto questo casino per una poltrona destinata a contare sempre meno?