La notizia vera è una: Lucio Matteucci lavora. Decespuglia. Sfalcetta. Sradica. E s’arrampica pure. Tipo Indiana Jones. Con l’entusiasmo del bambino, la concretezza del saggio e il testosterone del macho. Insieme al suo esercito in scarpe da ginnastica più tutina (una ventina di persone, quaranta mani).
Prosegue a gonfie vele la missione di Viterbo Civica. Nonostante il caldo, che preme verso il dì di mare. Nonostante ieri fosse il due di giugno. Festa della Repubblica. Che poi tradotto sarebbe “un pomeriggio da ciabatte, telecomando, e cervello spento”. I cinici volontari (laddove cinici non è un refuso) si sono recati stavolta in uno spicchio di terra ubicato tra la città papale, Tobia e San Martino. Viale d’accesso lungo la Cassia. Strade in questione la Filante, Fontanaccio e Napolino.
Sito numero uno. Una cascata di rovi ricopriva un’arcata più madonnina annessa, del 1700. La “Madonna dei pesci”, giurerebbe qualcuno. In quanto al di sotto c’era una vasca (ora se ne ritrovano i resti) nella quale i contadini ponevano appunto le creaturine con pinne. Ripescate successivamente al fine di porle poi sulla tavola. In un piacevole intreccio tra storia e gastronomia. Da oggi la chicca è pulita e visitabile. Con tanto di affresco in cima (e tra una mesata fichi freschi a lato).
Una chilometrata più avanti, sorpassato il cavalcavia della stazione e il casottino (altra gemma romantica), spunta un bar sale e tabacchi. Che non aveva bisogno di restyling. Ma la sosta è inevitabile, data l’architettura retrò e il contesto surreale. Un tuffo negli anni ’60, tra cartelli d’epoca e vecchietti intenti a praticare la nobile arte della scopa o del tressette. Quando manca qualcosa nelle dispense sammartinesi si scende lì, specificano gli anziani. La signora alla cassa ha tutto. Da una vita. Una garanzia assoluta.
Poco oltre ecco la fontana del Fontetuccio. Finalmente a nudo. Ventiquattro ore addietro completamente abbandonata. Sommersa dalle erbacce. Sporca. L’associazione ha impugnato rastrelli e motoseghe. E l’operato di gruppo ha fatto aggiungere anche alcuni residenti. Tra di loro Angelo Onofri. Uno che là ci bazzica spesso. Che ha consigliato gli interventi. Che da oratore s’è dilettato in spiegazioni e aneddoti.
Di nuovo in macchina. Direzione Napolino. Ultimo atto. Barba e capelli son toccati al lavatoio. Sede di processi sul finire dell’800. E chiaramente di “lavate di panni” (pratica ancora in voga) per un lasso di tempo senza confini.
Soddisfatti quelli di Viterbo Civica (nonostante il sudore e la tintarella persi). Felice pure il consigliere Martina Minchella (che poi ha la delega alle due frazioni). In scaletta ci sono già la Madonna della spiga, sulla Teverina. E una nottata in mountain bike con Antonello prezzemolo Ricci. Il gruppo si allarga. La voglia di fare tambien. Come si dice: finché dura… Fa tagliare la verdura.
ahahhaahah fantastico articolo… 🙂 Siamo felici di aver trascinato nel nostro spirito di gruppo anche il cronista. 🙂