S.P.Q.R. Ovvero: sono pazzi questi renziani. Pazzi per la velocità, manco fossero gli eredi di Filippo Tommaso Marinetti e degli altri futuristi di un secolo fa. Vogliono rapidità d’esecuzione e d’amministrazione, i seguaci del premier, chiedono coraggio nelle scelte, movimiento y producciòn. La invocano anche dal governo locale a guida Michelini – che finora non è che si sia distinto come fulmine di guerra – altrimenti… Altrimenti s’arrabbiano.
Il primo ad avanzare la richiesta era stato, appena una settimana fa su queste colonne, il capogruppo del Pd in consiglio comunale Francesco Serra. Sull’onda dell’entusiasmo per quel 40.8 per cento conquistato alle Europee dal partito e soprattutto – secondo gli osservatori più onesti – dallo stesso Renzi, il cardiologo aveva chiesto a sindaco e assessori più coraggio nelle scelte, più idee e più fatti, più azione. Ora tocca a Martina Minchella giocare di sponda, con una lettera aperta a Michelini nella quale la giovane consigliera delegata alle frazioni di San Martino e Tobia, mette tutto il suo bel caratterino: “Ho la delega ormai da sei mesi – scrive Martina – e siamo al governo già da un anno. Mi rammarico perché non vedo da questa amministrazione la giusta attenzione che meritano i borghi di San Martino e Tobia. E non mi riferisco ai grandi interventi, ma alla programmazione su cui abbiamo così tanto puntato per ottenere i risultati promessi in campagna elettorale e a quella che è l’ordinaria amministrazione, la gestione e la cura degli spazi pubblici”.
Minchella non entra nel dettaglio (“Non voglio fare la lista della spesa”, dice), ma s’intuisce che non sta parlando di quisquilie. Le cose da fare e quelle da aggiustare ci sarebbero, eccome. Solo che una consigliera da sola, senza che l’apparato la segua, può poco contro il moloch della burocrazia e della politica. E nelle sue riflessioni si legge pure un pizzico di frustrazione della 25enne che vorrebbe, ma non può perché non glielo fanno fare. “Vorrei imprimere quella velocità e quel dinamismo che sta contraddistinguendo il governo del Paese a guida Renzi, quel fare le cose e quel non rimandare ciò che potrebbe esser fatto oggi a domani, e dico che non è più rinviabile, per lo meno da parte mia, l’attesa di un cambio di marcia e se qualora ciò non avvenga, se non venissi messa nelle condizioni di poter utilizzare al meglio la mia delega per il bene del paese, sarò costretta a riconsegnarla”. Sarebbe un gesto clamoroso, che alla giovane renziana però non fa certo paura: “A venticinque anni non servono medaglie per poter lavorare, è sufficiente la passione e l’amore per il proprio territorio che fino ad oggi ha mosso il mio impegno in politica”, conclude Martina.
E chissà se l’educato grido d’appello verrà raccolto da qualcuno, dalle parti della sala Rossa di palazzo dei Priori. Di certo la velocità di azione del Governo rischia di mettere in crisi quegli apparati elefantiaci che prosperano da decenni nei comuni italiani, e non solo lì. “Dobbiamo iniziare a fare, perché altrimenti anche a livello d’immagine, di questi tempi corriamo il rischio di passare per vecchi”, confessava l’altro giorno un assessore pesante del Comune. Uno che ha capito come vanno oggi le cose in Italia. Velocemente, molto velocemente.