È un po’ il solito discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Solo che stavolta dentro non ci sta l’acqua. Bensì il vino. E parecchio. Rosso. Bello tosto. Che dà alla testa.
Seduti in un lato risiedono coloro i quali si lamentano, ovverosia le associazioni culturali che hanno organizzato iniziative di varia umanità. Perché hanno messo in piedi un qualcosa sul territorio, non ricevendo poi il compenso pattuito. Sul fronte opposto l’amministrazione comunale. Che sì, ha sborsato soldi, ma applicando una scontistica pesante. Capace di inguaiare l’altra parte. Anche se poi, a guardare i finanziamenti relativi all’estate e al Natale scorsi, si evince alla grande il fatto che ha beccato quattrini praticamente mezza città. Dalla bocciofila alla presentazione del libretto.
E ora? Di chi sono le colpe? Chi ha sbagliato? “Tutti e due – apre così Umberto Cinalli, operatore culturale in pieno sfogo – perché non si può creare un evento sulla base di promesse non scritte. Così come non si possono assicurare contributi per poi rendersi conto di non averli. È fallato proprio il sistema. Eticamente”.
Alla base del dramma ci sarebbe quindi la superficialità. Il solito modo calcificato di voler fare le cose alla buona. Zero nero su bianco (determine, impegni, delibere). Accontentando e facendo imbestialire l’intero panorama implicito.
“Il condizionale è d’obbligo – prosegue Cinalli – poiché, stando alle testimonianze di molti, si parla di strette di mano e non di contratti. Mi domando quindi come si possa arrivare a prendersela col Comune in toto. Il sindaco Michelini al massimo ha la colpa di aver piazzato un assessore non adatto, Barelli. Ma Barelli stesso deve risolvere il fattaccio, qualora ci sia. È la carica che aveva che glielo impone”.
E qui a qualcuno verranno in mente le due serate di Ferento (tributo a Gaber più Branduardi), a difesa delle quali lo stesso Giacomino da Viva Viterbo aveva stoppato i forconi associati dicendo: “Se non bastano i 40mila euro previsti ce li metto di tasca mia”. Replica: “Faccia lo stesso ora”, taglia corto il volto Sel (movimento politico che comunque non entra ancora al di dentro del dibattito).
Dato per scontato che nè l’ex assessore, nè tanto meno Viva Viterbo apriranno il portafogli, come potrebbe concludersi la frittata? “É probabile che l’amministrazione troverà questi 70 mila euro mancanti – aggiunge sempre lui – il che non è un bene. Perché la coperta è corta. E se aggiungi da una parte togli sicuramente sul pinzo che volge lo sguardo al futuro”.
In sostanza. Comunque la si giri la torta risulta sempre acida. Non resta quindi che toccare gli ultimi due grandi equivoci. “Maggioranza e tecnici? Dovrebbero cooperare – chiude Cinalli, diplomaticamente – Ci sono troppe associazioni? Ben vengano. L’importante è che accrescano il patrimonio collettivo. Anche se poi si è parlato di registro, inutilmente. E a seguire di regolamento, svanito in favore delle fasce di merito”.
E qui forse proprio nei tecnici andrebbe ricercato il fautore silenzioso. Forse. Il pescetto che nuota controcorrente e inguaia l’intero banco.