Il Brasile eccolo qui, tra questi palazzoni morti di sonno. Via Vicenza, giovedì notte: eccolo il Mondiale di calcio, quello che insieme ai televisori accende la passione, e che – si fotta la retorica – abbatte i confini. Basta un bar accogliente e un maxischermo, la roba da mangiare e soprattutto da bere. S’inaugurano i campionati mondiali, e qui sembra di essere a Rio De Janeiro, a Sao Paulo, a Natal o a Fortaleza o a Curitiba. Due soli colori ammessi: il verdeoro. La comunità brasiliana di Viterbo è tutta qui, convocata sui social network o col caro vecchio passaparola e pronta ad esplodere al primo segnale, cioè al primo gol. Mentre di là dell’Oceano e sotto l’Equatore si racconta di proteste e scontri, mentre la polemica infuria tra chi voleva soldi per i poveri e non per gli stadi, l’effetto positivo del Mondiale si espande, e si può toccare persino nella Tuscia.
Ci sono tante ragazze, chi ha sposato un viterbese (si sa che abbiamo il fascino nel Dna…), chi è qui per lavorare, chi per ragioni di studio. Ci sono ragazzi, e anche quelli metà e metà, altra specialità brasiliana. Sullo schermo appare un Marco Mazzocchi in versione gigante, con la pelata che acceca, e forse è proprio la Rai l’unica cosa che stona: sarebbe stato meglio vedere questa partita storica su Rete Globo, con il telecronista che urla e sputazza e quasi sviene per raccontare un gol. Ma siamo in Italia, gente, e questo passa il convento.
Segna la Croazia, è un inizio brutto e goffo, come l’autogol di Marcelo. Ma i brasiliani sono ottimisti per natura, e qui non si fanno drammi: tranchili, che paregiamo e despues vinciamo, dicono con quella parlata musicale che ricorda Vinicio De Moraes e il Divino Falcao, ma anche Checco Zalone. Giù con la birra messicana col limone, ché con l’ugola bagnata si tifa meglio. Le magliette e le bandiere verdeoro si sprecano, c’è chi ha rispolverato la maglia di Robinho – che però non è stato convocato – e chi addirittura quella di Ronaldo ‘O fenomeno e chi indossa deliziosamente gonna verde e maglia gialla. Una mamma ha addobbato il pupo coi colori della bandiera, e il risultato è che il ninho sembra un minifacchino verde oro, e chissà che Santa Rosa non ci metta una pezza.
Infatti. La Santa Nostra propizia il capolavoro di Neymar, e la torcida esplode, là e qua. Canti e balli, brindisi e tutto un ancheggiare che non ti dico: Jennifer Lopez guarda e impara. Ancora Neymar, coi capelli spaziali, infila il rigore regalato dall’arbitro, un giapponese che deve aver studiato in Italia, precisamente dalle parti di Torino Mirafiori. Ma tra i tifosi brasiliesi (metà brasiliani e metà viterbesi) delle polemiche se ne fregano, e la festa continua, fino al terzo gol di Oscar. Si esce ballando e cantando, la notte è dolce come l’acqua di cocco e persino Viterbo, in questa notte mondiale, sembra Rio, sembra. Speriamo di rivederci presto, magari in finale. Toda joia, toda belezza.