Terza commissione, e tanta roba. Perché si parla dei famigerati piani integrati, quei progetti di sviluppo urbanistico della città che l’amministrazione Michelini vorrebbe rivoluzionare. Come? In un primo momento sembrava una rivoluzione rapida e violenta, con i ventiquattro piani già pronti nei cassetti del Comune dal 2005, e lì fermi, destinati alla rottamazione, in puro stile renziano. Di qui le preoccupazioni degli imprenditori – già in crisi per cavoli loro – e i dubbi più che legittimi della minoranza, ma anche (a quanto pare) di fette di maggioranza. Ieri mattina il secondo round, negli accaldati uffici di via Garbini, dove l’assessore Alvaro Ricci si è confrontato con i membri della terza commissione sull’argomento, con risvolti tecnici, giuridici, economici e, naturalmente, politici. E dove alla fine Alvaro piuttosto Corsaro ha anche schiacciato il piede sul pedale del freno: rispetto all’esordio battagliero sulla questione, due settimane fa, lo slancio si è rallentato, e il clima sembra più orientato al dialogo.
Ricci ha prima ricapitolato il senso della sua proposta: “Una proposta – ha detto – di riqualificazione delle periferie cittadine, nelle zone più degradate e che riteniamo strategiche, tutte all’interno dei confini urbani, senza estendere assolutamente la città, perché questo è già stato fatto in passato ed è stato un errore madornale. Piuttosto, i piani integrati d’ora in poi debbono essere nell’interesse pubblico, di grande valenza e utilità per la comunità, con opere e servizi correlati, ma scelti da noi e non dal privato. Il privato finanzia la sua quota, che finisce nel fondo per le opere pubbliche comunali. Spetterà poi al consiglio comunale, o alla giunta, dare la priorità a quelle più importanti e strategiche”. Al primo posto, come urgenza, c’è naturalmente il raddoppio della Cassia nord, ed è quello – fino alla strada Capretta – il quadrante individuato da palazzo dei Priori come prioritario. Ricci poi ha rassicurato: “Voglio scelte condivise, e le cercherò con tutte le mie forze. Ho sentito che gli imprenditori sarebbero preoccupati: stiano tranquilli, perché un piano integrato bocciato può essere aggiornato seguendo i nostri indirizzi e ripresentato”.
Già, e qui andiamo al nocciolo del problema. Perché oltre alle linee di indirizzo, la delibera futura dovrebbe prevedere la bocciatura dei ventiquattro progetti già approvati dalle precedenti amministrazioni e ora ritenuti “superati” dalla squadra di Michelini. Si preannuncia uno choc collettivo in un settore, quello edile, già azzannato dalla crisi. Così come si potrebbero aprire scenari poco piacevoli per il Comune, in termine di contenzioni, di ricorsi, di beghe legali. “E’ una questione dirimente, perché detta così è poco chiara”, sottolinea Giulio Marini, di Forza Italia.
Ma ci pensa Gianmaria Santucci (FondAzione) a contestare la delibera, non nel merito, ma in punta di diritto, “pur condividendo lo spirito del lavoro dell’assessore”, precisa. Per Santucci la questione è delicata: noi qui non votiamo il principio, ma ciò che contiene la delibera, compresa naturalmente la bocciatura dei progetti già esistenti. Non possiamo farlo così, in blocco: servirebbe una motivazione tecnica per respingere ogni piano, bisogna entrare dentro ogni idea, a prescindere da chi la deve realizzare, e valutarla approfonditamente. Perché non parliamo più di una scelta d’indirizzo, ma di un chiaro atto amministrativo, in cui anche la discrezionalità deve avere dei limiti ben precisi”. Santucci non è convinto neppure sulla scelta di questa o quella zona: “Oggi Ricci ci dice che bisogna intervenire su quel quadrante, ma un domani, se un altro amministratore vuole cambiare tutto, può farlo senza problemi?”.
Tofani (Oltre le mura) è il primo a lanciare l’idea delle due delibere distinte, con un piglio curiosamente – o forse no – conciliante tra le parti: “Perché è chiaro che la faccenda abbia una parte amministrativa e una politica. Perciò, come gruppo, proponiamo una delibera d’indirizzo, con le linee guida, e un’altra successiva per respingere i progetti esistenti”. Da portare entrambe al voto in consiglio comunale, visto che in commissione si sbrigano soltanto gli aspetti tecnici.
“E’ chiaro che bisogna scindere la cosa in due – gioca di sponda Santucci – C’è tanto da discutere, perciò propongo che gli uffici preparino la prima delibera, d’indirizzo, e si inizi a parlare di quella”. A questo punto Ricci, nel nome della condivisione sempre auspicata, dice sì. Agli uffici competenti spetterà il compito di scrivere il primo atto, che la commissione valuterà probabilmente non già nella prossima seduta, ma oltre.
E qui sta il retroscena. Il tempo non è un problema: la cosa slitterà facilmente a dopo Santa Rosa. Con un dubbio: la frenata di Alvaro sembra tattica, sia perché nella stessa maggioranza potrebbero esserci pareri (e voti) discordati, sia perché lo stesso Corsaro avrà capito che la bocciatura di tutti i piani integrati esistenti potrebbe essere una mazzata fatale per molte imprese coinvolte. Che hanno puntato forte sui piani integrati, esponendosi anche con le banche per garantirsi i terreni, e che potrebbero saltare in aria al “no” ufficiale del Comune. E che non potrebbero neanche permettersi, in questa situazione critica, di elaborare e presentare progetti alternativi secondo le nuove regole: il tempo, in casi così, è il fattore decisivo. E il tempo, cioè il rinvio alle calende greche della seconda delibera, potrebbe salvare baracca e burattini.
massì costruiamo qualche altro quartiere inutile di case sfitte tanto per riciclare due soldi per la camorra!!