In barba alla scaramanzia la Cgil s’è mossa. E con fermezza. Magari qualcuno con una mano sulla bandiera e l’altra atta a vari scongiuri. Ma quando ci vuole ci vuole, e nonostante sia venerdì 13 il sindacato partirà stamattina alla volta della Capitale. Tanto quando si protesta è lì che si va (anche perché se si tira verso Poggibonsi si viene presi per matti). Comunque. La meta del gruppo sarà il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il tema caldo (rovente): il sollecito al governo per quanto concerne i finanziamenti rivolti agli ammortizzatori sociali in deroga. “Nella provincia di Viterbo purtroppo sono in continuo ed inesorabile aumento le richieste – tuona il segretario viterbese Miranda Perinelli – siamo a oltre duemila. Nel Lazio sono coinvolti invece circa diciottomila lavoratori, ed è urgente la copertura per altre quindicimila nuove richieste, che come si sa riguardano le aziende con meno di 1quindici dipendenti di tutti i settori lavorativi e di quelli che sono esclusi”.
Numeri che fanno girare la testa. Cosa si richiede pertanto alla Pisana? “Chiediamo alla Regione Lazio di impegnarsi a garantire la copertura dei dodici milioni per chiudere l’annualità del 2013 a persone che non hanno percepito l’indennità – spiega ancora Perinelli – accelerare i tempi tra la sospensione dal lavoro e l’erogazione del sussidio, passano addirittura dai quattro ai sei mesi. Inoltre sono esauriti i fondi da febbraio 2014, anche per la Cassa integrazione ordinaria e straordinaria. E anche gli ammortizzatori sociali ordinariamente previsti non vengono erogati, o con forte ritardo”.
In questo scenario apocalittico chi soffre maggiormente? “E’ una crisi che non accenna ad arrestarsi – aggiunge il segretario- sicuramente meno sopportata dalle piccole aziende, che nonostante tutto non vogliono smettere di sperare in una ripresa, per riavviare la propria azienda. Finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga, significa sostenere quei lavoratori che non avrebbero altra via d’uscita al licenziamento. Significa mantenere il legame con la propria azienda, significa aiutare l’intero sistema economico, non aumentare le persone che si trovano ormai sotto la soglia di povertà. Ed in attesa di una riforma più compiuta che vede questo strumento importante come un diritto universale, rivolto ad ogni tipologia di lavoro, come più volte detto, riteniamo che attualmente sia la sola possibilità di intervento da parte dello Stato”.