La vicenda della centrale AlessandroVolta di Montalto ci pone di fronte a responsabilità che non possono, se vogliamo veramente cambiare atteggiamento e dare una svolta a quel territorio, essere ignorate. Lo abbiamo detto in molti a quel tavolo convocato dal sindaco Caci e lo voglio ribadire con questa nota. Non possiamo addossare le colpe solo sull’Enel rispetto alla gestione di quel sito.
Sicuramente all’Enel bisogna dare atto della disponibilità dimostrata a sedersi intorno ad un tavolo non solo con le aziende ed i sindacati confederali, ma ad accettare un confronto serio anche con le rappresentanze sindacali delle aziende interessate alla manutenzione della centrale, cosa mai fatta.
A questo proposito dobbiamo, con rammarico, sottolineare che quando un anno e mezzo fa Fiom, Fim e Uilm chiesero un incontro all’Enel, sempre attraverso l’amministrazione comunale di Montalto, per discutere delle conseguenze che la diminuzione delle commesse provocavano sulla Comal (messa in mobilità di circa 60 operai) la stessa ci ignorò.
Quello che è cambiato, questa volta, è la chiamata specifica fatta dai lavoratori (magari su spinta delle aziende interessate) con l’autoconvocazione ed il presidio con conseguente blocco dei cancelli della centrale effettuato il giorno 26 maggio. Un cambio di atteggiamento che anche l’Enel è stata costretta a prendere in considerazione.
L’Enel è chiamata a rispondere, giustamente, dell’impegno assunto con quel territorio e della grande incertezza determinata dalla mancanza di strategie energetiche (ma questo è un problema politico nazionale). Io credo che ci siano anche delle responsabilità dirette della politica e degli amministratori che dal 1992, per parlare solo della trasformazione della centrale da nucleare a policombustibile, hanno gestito il rapporto con Enel. Se noi dovessimo fare i conti di quanti soldi l’Enel ha erogato all’amministrazione di Montalto di Castro direttamente solo per opere di urbanizzazione primaria e secondaria, oltre che per la costruzione di determinati servizi sul territorio penso che ci tremerebbero i polsi (circa 56,7 miliardi di lire, pari a circa 29 milioni di euro, somma per difetto al netto di altri contributi indicati nella convenzione).
Sarebbe inoltre interessante quantificare quanti miliardi di Ici prima, Imu poi, sono state versate nelle casse dell’amministrazione comunale dal 1992 ad oggi. Con una percentuale di questi soldi quanti investimenti potevano essere fatti per progettare e creare nuove occasioni di sviluppo e di lavoro su quel territorio?
Oggi l’Enel, le amministrazioni comunali, le aziende le organizzazioni sindacali e datoriali hanno una grande responsabilità non solo nei confronti dei lavoratori di quel sito ma di tutti i cittadini di quell’area così fortemente vincolata da quell’impianto. Non sprechiamo l’occasione che i lavoratori ci hanno sollecitato ad affrontare e che sono stati sottolineati al tavolo tecnico convocato dal Sindaco Caci.
Il Governo deve chiarire il suo piano energetico riferito al sito di Montalto, l’Enel deve parlarci dei suoi programmi (mantenimento operativo? Dismissione? Demolizione e recupero dell’area? Vendita ad altri operatori?). Ma poi ci sono le aziende che devono chiarire quali sono i loro progetti anche occupazionali e, spero, non solo legati alla manutenzione della centrale. E poi c’è l’amministrazione comunale che deve portare avanti dei progetti e trovare le risorse, magari con percentuali di fondi stornati dalla tassazione che l’Enel paga (Stato? Comune?) con la supervisione del Governo e della Provincia (finchè continuerà ad esserci) e della Regione.
E, non ultimi ci sono i sindacati che devono non solo difendere gli ultimi “fortini”, ma proporsi come interlocutori attenti alle trasformazioni ed alle nuove esigenze imposte dalla crisi alle aziende del nostro paese. Bisogna costruire, tutti insieme, un nuovo futuro per il nostro paese senza arroccamenti da una parte e senza nessuna spocchia e autosufficienza dall’altra.
Nel frattempo dobbiamo studiare forme di ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà d’area?) che garantiscano in questo periodo (crediamo lungo) di gestione della crisi considerando che sugli ammortizzatori in deroga il Governo non stanzia i fondi necessari al pagamento della Cig in deroga (pagamenti fermi a novembre 2013), la sopravvivenza dei posti di lavoro.
E’ una partita difficile che si può giocare solo con la consapevolezza che i vari attori devono essere disponibili al dialogo costruttivo e non solo formale; dobbiamo, sindacati compresi, metterci in gioco e sperimentare atteggiamenti diversi, aperti, concreti e pragmatici per cercare di trovare soluzioni alla crisi.