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Camere di commercio: vietato abolirle

La Camera di commercio

La Camera di commercio

Nei giorni scorsi presso la Camera di commercio è stato presentato il “Polos 2013” 14° rapporto dell’economia della Tuscia viterbese, i dati che sono stati presentati vedono gli indicatori economici quasi tutti con segno meno salvo qualche piccolo segnale positivo nell’export e una crescita numerica nei settori dell’accoglienza dei pubblici esercizi e servizi alle persone, ma che non deve trarre in inganno in quanto anche il settore dell’accoglienza e del turismo risentono di un calo di fatturato.

La crisi non risparmia nessuno: la minor disponibilità del reddito delle famiglie, il conseguente minore potere d’acquisto del salario, ha portato in questi ultimi anni ad un calo vistoso dei consumi. Basti pensare che nel primo trimestre del 2014 a livello nazionale il settore alimentare si vede calare di 4/5 punti percentuali rispetto l’anno precedente. Meno consumi, meno produzione, meno lavoro. Ed è proprio il lavoro “la tragedia ” di questa provincia, come è stato evidenziato nel rapporto, la disoccupazione sale dal 12% del 2012 al 15,6 del 2013.
Il presidente uscente Palombella nel suo intervento ha anche elencato le tante attività e iniziative che l’ente camerale negli ultimi 10 anni ha svolto a favore delle Pmi viterbesi, i dati evidenziati nel rapporto, senza questi interventi, sarebbero stati anche peggiori; ha ricordato gli interventi nel credito a favore delle imprese e dei confidi, le azioni a favore dell’internazionalizzazione, l’export, la presenza sui mercati a supporto della partecipazione delle aziende viterbesi, la presenza alle più importanti fiere e workshop di settore sia nazionali che internazionali, ma anche attività per la mediazione e conciliazione, attività per favorire l’aggregazione in rete di imprese e consorzi di produzione, il ruolo del Suap a favore degli enti locali in una logica di sbrurocratizzazione della P.A. che molto pesa sia in tempo e denari sulle imprese. Ha ricordato anche la vicinanza istituzionale dell’ente a favore dell’istruzione professionale, all’Università e attività rivolte al ricambio generazionale. Ma è proprio in questi ultimi mesi che le Camere di Commercio sono oggetto di discussione del Governo nell’amibio della riforma della pubblica amministrazione. L’ipotesi di rendere facoltativo il pagamento del diritto camerale con il conseguente rischio di riduzione di tutta una serie di servizi di interesse generale soprattutto per le piccole e medie imprese. L’abolizione delle Camere di Commercio sarebbe un grave errore, come tra l’altro sostenuto dalla nostra organizzazione e dalla stessa Rete Impresa Italia.
Sarebbe opportuno eliminare obblighi inutili, e ce ne sono tanti nella pubblica amministrazione, e non strumenti che funzionano. Le Camere di Commercio costitutiscono uno strumento importante ed essenziale che in questi anni hanno sempre accompagnato e sostenuto le nostre imprese nella difficile competizione dei mercati, dal credito, ai processi di aggregazione, innovazione e internazionalizzazione ed hanno svolto un ruolo concreto nella lunga crisi attraversata dalla nostra economia. Il sistema camerale si può e si deve riformare, con l’obbiettivo di raggiungere una maggiore efficienza ed efficacia a favore delle Pmi. Tuttavia l’abolizione sarebbe un grave errore: le funzioni delle Camere di commercio che svolgono attualmente verrebbero disperse in migliaia di uffici tra numerosi enti con il rischio di inefficienze e complessità burocratiche.
Le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, hanno necessità di disporre di funzioni di certificazioni che oggi sono svolte da soggetti economici del registro delle imprese, così come hanno necessità di funzione di promozione per l’intenazionalizzazione, per l’assistenza al credito, per la creazione di reti di imprese per lo sviluppo locale. Se vogliamo invece favorire veramente la crescita economica del paese, dei territori e la loro competitività non sarebbe forse necessario puntare a una innovazione ed incentivazione del sistema camerale esistente il quale rappresenta soprattutto una espressione di democrazia economica e un valore aggiunto per lo svilupppo e la promozione delle economie del territorio in quanto coinvolge le imprese di minore dimensione.

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