È finita come ai tempi delle medie, per citare Elio. Con la campanella che suona alle 13 e tutti a pranzo di corsa. Senza zaini e grembiuli, magari. Ma soprattutto senza la voglia di andarsene (a differenza delle scuole, quando vinceva il primo che varcava l’uscio). Ed è un peccato. Perché l’occasione era ghiotta. Perché il primo di maggio, pardon la mattina del primo di maggio, era partita alla grande. Parecchi turisti. Qualche comitiva. Tanto sole. Un pullman fermo in piazza XX settembre. E Villa Lante pronta ad accogliere il pellegrino soldo-dotato.
Ma così ha deciso la Sovrintendenza. Questo è il parere ultimo uscito dal G2 (chiamiamocelo pure) tra l’ente gestore del parco ed i sindacati. Si è optato per la mezza giornata. Per andare incontro alle esigenze mondane (strana gente i turisti, disturbatori della quiete nei giorni festivi). Ma soprattutto per accontentare i guardiani. Colori i quali, avendo terminato gli straordinari, non avevano dato disponibilità alla permanenza. Della serie: fenomeni paranormali che possono verificarsi solo a Viterbo. Anomale tipicità.
E quindi, per quanti si fossero affacciati a Bagnaia nel pomeriggio, la fame di cultura è stata placata soltanto da un misero gelatino. Nulla più. E per giunta amaro. Come le riflessioni dei vari commercianti del comprensorio. Quelli che avrebbero potuto (e dovuto) lavorare meglio. Le tremila presenze di Pasquetta parlano chiaro e non lasciano alibi.
Ma dato che di soldi si sta parlando, di papabili incassi, ecco la ciliegina sulla torta. Il tocco di classe. La decisione che rende ancor meglio l’idea di chi ci “gestisce”. Normalmente l’accesso alla Villa è gratuito. Quello ai giardini invece costa. Otto euro. Ieri inspiegabilmente al varco veniva strappato un ticket omaggio per il pacchetto completo. Perché? Forse per dare un contentino? Un gesto di solidarietà? Una specie di lavata di coscienza collettiva? Fatto sta che sì facendo si sono persi gli introiti dell’intera giornata. Un (altro) autentico paradosso. Soprattutto se si pensa che gli stessi soldi sono stati la causa del disguido.
E anche se si fosse deciso di adottare questa politica per una questione promozionale, chi lo sapeva? Fino al 29 telefonando non era garantita nemmeno l’apertura. Comunque, il giorno dei lavoratori (quali?) è andato. Dietro l’angolo ci sta il ponte del 2 giugno. Forse è il caso di organizzarsi meglio. Di cominciare a pressare i piani alti. Il sindaco Michelini se n’è accorto (meglio tardi che mai), scrivendo di pugno una letterina velenosa a tale Franceschini. Quello che fa capo a tale Renzi. Giungeranno buone nuove o si proseguirà nel medioevo nazional-concettuale? Si accettano scommesse.