Ogni tanto capita che, quasi a sorpresa, il giovin tenore Antonio Poli capiti a Viterbo, quasi di sfuggita. Una scappata a San Pellegrino in fiore e poi via di nuovo.
Prima che parta nuovamente per il Giappone, a giugno, ancora voluto dal maestro Riccardo Muti nel “Nabucco”, prima di varcare ancora una volta l’oceano – a settembre, alla volta di Chicago – per il “Don Giovanni” e di tornare al Petruzzelli di Bari, a novembre, per “Il Flauto Magico” (in tedesco), non ho potuto fare a meno di farci una chiacchierata.
Allora, Antonio, ogni tanto torni anche in Italia. Sei anche riuscito ad esibirti a Viterbo.
Sì, mi ha fatto un immenso piacere cantare nella mia città, nel Requiem di Mozart. Ora sono a Roma – 8, 9, 11 e 13 maggio al Teatro dell’Opera – in scena con una delle mie opere preferite, potremmo definirla il mio cavallo di battaglia, almeno per ora.
Sarebbe a dire?
“Elisir d’amore”, musica di Gaetano Donizzetti, libretto di Felice Romani. E’ già la terza produzione importante di questo melodramma a cui partecipo, e devo dire che, ormai, lo sento davvero mio.
Però ogni volta è sempre un po’ diversa…
Sì, nella produzione di Graz e Madrid, ad esempio, era una trasposizione ambientata – praticamente – in uno stabilimento balneare. Sembrava di stare sulla riviera romagnola. Guarda le fotografie… pressoché in costume da bagno.
Un’opera anche attuale, quindi. Ne puoi parlare un po’?
Volentieri. Prima di tutto, non è un’opera drammatica, come la maggior parte delle persone pensa quando si parla di musica lirica. Si riesce a ridere, mentre si ascoltano melodie di gran pregio. La vicenda è ambientata nei paesi Baschi, alla fine del XVIII secolo. E’ la storia di Nemorino, un contadino, una persona semplice e timida.
Che saresti tu…
Esatto – quello di Nemorino è il mio ruolo – che s’innamora della ricca e capricciosa Adina mentre lei legge, ad alta voce, la storia di Tristano e Isotta e del filtro fatale. Il rivale di Nemorino è Belcore, sergente marziale e spaccone, che corteggia Adina che, in apparenza, contraccambia le attenzioni e, ovviamente, respinge le advances del nostro “eroe”.
Mi sembri un po’ di parte, eh?
Che vuoi farci. Per un cantante è proprio il massimo entrare nel personaggio al punto da sentirsi davvero lui. Ci si diverte e si fa divertire il pubblico. Ora ti dico un aneddoto riguardo alle prove di questo “Elisir d’amore”.
Dopo, magari. Non divaghiamo, altrimenti non si capisce niente.
Ok, ok. Giunge al villaggio Dulcamara, un ciarlatano che vende di tutto, soprattutto magici elisir, e Nemorino pensa subito di aver risolto i suoi problemi! Il prodigioso elisir, che dovrebbe fargli conquistare Adina in meno di ventiquattr’ore, in realtà, è una bottiglia di Bordeaux. Buono sì, ma pur sempre e solo un vino. Nemorino lo beve e, un po’ brillo, comincia…
… a fare l’ubriaco.
Esatto. Senza badare minimamente ad Adina che, indispettita, accetta la corte di Belcore e si impegna a sposarlo dopo qualche giorno. Nemorino era contento, tanto dopo un giorno avrebbe fatto effetto l’elisir. Ahiloro, il sergente deve partire col suo reparto, le nozze devono essere celebrate subito. Adina acconsente. Nemorino, per accelerare i tempi, vuol comperare un’altra bottiglia di elisir, ma è senza un quattrino…
La crisi. Dicevamo che è un’opera attuale.
Già. Paradossalmente, Belcore si offre di aiutarlo, arruolandolo. Con i soldi dell’ingaggio Nemorino potrà acquistare altro elisir. A questo punto, a completa insaputa di Nemorino, nel paese si sparge la voce che uno zio del giovanotto è morto lasciandolo erede di una fortuna. Tutte le ragazze aspirano adesso a farsi sposare da Nemorino.
Più che attuale. E’ la storia di sempre.
Sì. Ma lui attribuisce il segreto del suo successo all’elisir di Dulcamara. Quando Adina lo vede, corteggiato da tutte le ragazze del paese…
Se l’è tirata un po’ troppo e c’è rimasta fregata!
Quasi. Dulcamara le racconta dell’elisir e lei capisce di essere amata Le spunta “una furtiva lagrima” che fa capire a Nemorino di essere contraccambiato.
Anche Bobby Solo, più di un secolo dopo…
Eh sì’, “da una lacrima sul viso ho capito molte cose”. Insomma, il finale non lo dico, ma si intuisce, no?
Un’opera, quindi, in cui nessun protagonista muore. E vissero tutti felici e contenti?
Belcore mica tanto.
Ma lui era il cattivo, o quasi.
Quasi.
Antonio, prima hai parlato di un aneddoto durante le prove dell’opera.
Sì, non ti ho detto che il direttore d’orchestra è il maestro Donato Renzetti e che il regista è Ruggero Cappuccio.
Confermo.
Beh, il regista ha avuto un approccio con noi cantanti assolutamente nuovo, almeno per quanto mi riguarda. La prima volta, ci ha fatto recitare l’opera, invece di cantarla.
Splendido.
Sì, questo ci ha permesso di entrare ancora di più nei personaggi e di comprendere ancora meglio la trama e la psicologia dei personaggi stessi che, a volte, noi cantanti tendiamo a sottovalutare, presi come siamo dal tentare di valorizzare ogni singolo passaggio melodico.
Migliore interpretazione quindi.
Assolutamente. Probabilmente è la mia migliore interpretazione di Nemorino.
Bene, allora tutti al teatro dell’Opera di Roma.
Per forza. In mancanza di un teatro nella mia città.
Stavo infatti per chiederti quando sarà che potremo vederti in un’opera intera a Viterbo.
Il sindaco ci ha detto – alla finale del Mini Festival di Viterbo, ricordi – che il teatro dell’Unione dovrebbe essere pronto a settembre 2015. A quel punto…
Ci vorrà un elisir?
D’amore!
Una chiacchierata con Antonio Poli
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