Accordo un par di ciufoli. E’ successo quel che sembrava impossibile. Dove? Ma a palazzo Gentili, sede della Provincia, un luogo dove anche le più elementari leggi della fisica e della materia vengono regolarmente rimesse in discussione. Già, perché se ieri l’intesa tra le principali anime della maggioranza sembrava cosa fatta – e già si aspettava più o meno con ansia la presentazione della nuova giunta politica -, oggi tutto è tornato in alto mare. La giunta tecnica (che dio la benedica, per pazienza, understatement e spirito di servizio) resta in carica, fino a quando non si sa. Oh, yeah.
Il patto in maggioranza sembrava già instabile martedì mattina, quando una sfilza di consiglieri provinciali s’affrettava a raggiungere la postazione dei cronisti a palazzo e a garantire – lo giusto sui miei figli – che l’accordo era stato trovato. E va bene, perché non fidarsi di questi onesti padri di famiglia? Poi, nel pomeriggio, erano seguiti i comunicati di giubilo, di trionfo, non firmati dal generale Armando Diaz ma dai vari Vincenzo Bruni (Ncd), Contardo e Ubertini (Fi). Ognuno rivendicava la sua vittoria, ognuno, col senno di poi, ha perso.
L’accordo non c’è, non decolla. Dopo aver fissato i numeri della nuova giunta politica (quattro componenti) e i nomi degli assessori (Equitani e Fraticelli per l’Ncd, Vita per Fi e Danti per l’Udc), le trattative si sono arenate sull’ultimo scoglio, come la Costa Concordia. Quale scoglio? Quello deleghe. Argomento spinoso anzicheno. Perché la logica e il buonsenso consiglierebbero di lasciare agli assessori le stesse deleghe che avevano fino a febbraio: d’altronde, alle stesse persone le stesse competenze, perché fare una rivoluzione e pregiudicare una certa “continuità amministrativa”? Invece nei partiti di palazzo Gentili le cose funzionano tutto in un altro modo, assurdo, e si è scatenato un discreto parapiglia per un rimescolamento delle deleghe. Specie di quelle considerate più ghiotte.
Apriti cielo. Con tutta questa incertezza impossibile varare la nuova giunta. Meglio tenersi buoni i tecnici, che almeno non litigano (e che ieri hanno partecipato alla seduta di giunta ancora su argomenti di normale amministrazione), e aspettare. Fino a quando? Qui sta il busillis. Sicuramente fino alla prossima settimana. Ma comincia anche a prendere piede un’altra idea, che propone di allungare la minestra fino a fine maggio, dopo le elezioni europee e amministrative. Perché? Perché il responso delle urne potrebbe mutare ancora una volta lo scenario globale e gli equilibri non solo tra i partiti, ma anche tra le correnti interne (vedi la sfida perenne che vede contrapposti in Forza Italia i mariniani e i battistoniani). E allora qualcuno si domanda: perché fare una giunta che tra venti giorni potrebbe aver bisogno già di un robusto rimpasto? Perché sottoporre un’altra volta il nobile ente di palazzo Gentili al pubblico ludibrio? Già, perché?