E’ una questione di confini. Quelli disegnati sulla carta e quelli che si vogliono dare all’espansione della città. Il giorno dopo il gran casino in Terza commissione – con l’opposizione che non ha lesinato le critiche – l’assessore all’Urbanistica Alvaro Ricci si addentra nella spiegazione delle sue idee sui piani integrati. Con un obiettivo specifico: “Disegnare un percorso chiaro, perché finora si è fatta soltanto confusione”.
E dunque, ecco la delibera che dovrà essere valutata dalla commissione (prossimo appuntamento tra due settimane): “I piani integrati hanno uno scopo preciso, e lo dice la legge – spiega Ricci – Quello cioè di delimitare le zone degradate e disomogenee, spesso di edilizia post industriale, e di prevedere progetti di riqualificazione, insieme privati e pubblici, specie nelle strutture e nei servizi. Come amministrazione abbiamo individuato l’area che va, in linea di massima, dalla strada Capretta alla Cassia nord come quella che dovrà essere più profondamente interessata allo sviluppo”. Il così detto quadrante nord, insomma, che comprende Santa Barbara, Santa Lucia, il Poggino fino appunto ad arrivare alla via consolare. Quartieri cresciuti a dismisura, quasi sempre senza una logica e senza soprattutto quelle infrastrutture fondamentali ad un’espansione armonica.
Ci sarebbe però un problema: quei ventiquattro (ma forse sono anche di più) piani integrati presentati dal 2006 ad oggi, la cui possibile – ma non scontata per tutti – cancellazione ha mandato su tutte le furie la minoranza. Ricci non cade nelle provocazioni: “Intanto, non voglio entrare nel merito di quei progetti. Dico soltanto che il Comune vuole soltanto riappropriarsi di una delle facoltà che gli affida la legge, cioè quella di programmare lo sviluppo urbanistico della città, e le relative strutture pubbliche dedicate. I ventiquattro piani integrati saranno pure validissimi, ma non è questo il punto, né nessuno proibisce ai privati di presentarne altri”. Per Ricci, allora, i progetti che erano nei cassetti comunali non vanno più bene: “Sono superati, e inammissibili – dice l’assessore – Intanto perché i fabbricati residenziali o commerciali o di qualsiasi altro uso privato devono incidere nella stessa zona. Poi è chiaro il nostro indirizzo: le strutture da realizzare non le decide il costruttore, ma chi amministra, perché debbono essere in linea con l’idea che abbiamo di città e del suo sviluppo urbano. Il perimetro comunque è ampio e complesso, c’è spazio per tutti, e unendo e armonizzando i vari progetti sarà possibile anche completare progetti importanti”. Basta, insomma, con il giardinetto pubblico infilato a casaccio come “contraltare” per aver costruito un palazzo di appartamenti.
Il tutto, ovviamente, dovrà passare prima in commissione e poi all’approvazione del consiglio comunale: “E cercherò il massimo dialogo sia con le altre forze politiche, sia con la città in generale”, assicura Alvaro, meno corsaro del solito e più aperto al confronto, come tra l’altro ha già fatto per il centro storico. Ma la strada è questa, la stessa che il Pd ha perseguito nei cinque anni passati all’opposizione prima dell’arrivo di Michelini. Una linea coerente, vedremo se funzionerà.
Era ora!!